Il cielo in una stanza


Vivo a Milano, in una zona abbastanza centrale. Dalla finestra della cucina vedo il Bosco Verticale di Boeri e la Biblioteca degli alberi. Anni fa ho scelto di rinunciare a qualche metro quadrato (più di uno!) pur di abitare qui, in un quartiere storico e popolare dove resistono ostinatamente le piccole botteghe artigiane e dove tutti si più o meno si conoscono.

Abito in un palazzo d’epoca che non ha giardini, né cortili condominiali. Non ho un balcone e nemmeno un piccolo bovindo (raffinatezza riservata agli ultimi piani). In compenso ho tante finestre, da cui entrano altrettanti spicchi di cielo.

Lavoro in smartworking (come tutto lo staff di I Love Parquet) dal 5 marzo, il giorno in cui sono state chiuse le scuole. Da quel giorno a oggi (è la metà di aprile) sono uscita di casa esattamente 3 volte, né più né meno (ho potuto contare su servizi efficienti di online food delivery). Mio figlio, nove anni tra pochi giorni, nemmeno quelle 5 volte. E nonostante tutto ci sentiamo fortunati.

A casa mia ci sono tanti libri, direi in ogni stanza. Ci sono piante grasse, c’è sempre un fiore fresco. C’è un vecchissimo tavolo di legno su cui lavoro, cucino (poco), mangio, studio, aiuto mio figlio a fare i compiti. C’è
un pavimento di legno in ogni stanza, bagno compreso. C’è una lampada di design a cui ho fatto il filo per anni. Ci sono tante cianfrusaglie, comprese un sacco di ‘boule de neige’ recuperate nei posti più improbabili.

Ci ho pensato tanto in questi giorni (soprattutto quando il senso di coercizione si faceva più pressante), ho pensato a come sarebbe stato vivere in una casa diversa, più grande magari, ma che non sentissi così mia; a quanto sarebbe stato più frustrante se non avessi potuto ritrovare una qualche forma di bellezza, di sicurezza (il legno? Certamente anche lui). Sono fermamente convinta che abbiamo il dovere morale di utilizzare questo tempo di reclusione coatta (ma anche i giorni a venire) per ripensare alle forme del mondo, a come vogliamo abitarlo, a quello che vogliamo essere.

A lato, potrebbe essere interessante ripensare anche ai nostri spazi domestici, che sempre più saranno uffici, studi, scuole, piattaforme digitali, tutto insieme. Pensare ad ambienti più sicuri, confortevoli, sostenibili.

di Federica Fiorellini