Il protagonista. Il coraggio e la passione sono due doti che non mancano al “capitano” di Italwood, Giancarlo Marchizza, un uomo schivo, concreto, con la dote rara dell’ascolto. Ecco cosa ci ha raccontato di sé e dell’azienda che guida
Federica Fiorellini
57 anni, 40 dei quali passati a contatto con i pavimenti in legno, prima come agente, poi nella sua azienda. Una realtà che, ci tiene a ricordarlo, “non mi è stata lasciata in eredità dalla mia famiglia, ma è stata costruita, passo dopo passo, con umiltà, rispetto e sacrificio”.
È un uomo schivo Giancarlo Marchizza, di poche parole. L’ho conosciuto per la prima volta quest’anno a Roma, in occasione dei festeggiamenti per i primi trent’anni di Italwood e mi ha colpito la sua riservatezza. L’umiltà anche. Eppure il 6 aprile scorso è stato capace di raccogliere intorno a sé più di cento persone, clienti molti dei quali negli anni sono diventati amici. Grazie all’ascolto, all’empatia, grazie al carisma di chi persegue un obiettivo con tenacia e passione.
Una storia che è uno spaccato di vita imprenditoriale del nostro Paese.
Ci può raccontare un po’ di lei: come è arrivato, 30 anni fa, a fondare Italwood?
Sono nel settore dei pavimenti in legno dal 1986, da quando un mio fraterno amico delle superiori mi offri di andare a lavorare per l’azienda di famiglia non appena diplomati.
Dopo circa 5 anni, fui assunto come agente da una azienda produttrice di pavimenti in legno del centro Italia e poi, dopo due anni, divenni capoarea di un’altra azienda del settore.
Questi 8 anni di esperienza mi portarono, nel 1994, a fondare la mia azienda, insieme a mia sorella Simona e a mio cognato Claudio, con i quali condivido da 30 anni questa bellissima avventura.
C’è stato un momento, in questi 30 anni, in cui si è pentito delle scelte fatte?
I primi due anni sono stati particolarmente difficili. La vita imprenditoriale è nettamente differente dall’essere un intermediario del commercio, o un funzionario aziendale. Questo non tanto per l’impegno, la gratificazione economica o l’ambizione personale, piuttosto perché si inizia a dover considerare il rischio di impresa, che l’entusiasmo inziale ti porta a trascurare, ma col quale poi ti devi quotidianamente confrontare per poter mantenere gli impegni.
Il tutto condito da una diffidenza pesante, specialmente da parte dei nostri competitor, che non riuscivano a “giustificare” questa nuova realtà sorta praticamente dal nulla.
Pregiudizi che poi, nella realtà, hanno contribuito (e non poco) al nostro successo, perché la curiosità genera interesse e pubblicità, e noi siamo diventati “famosi” grazie ai nostri scettici competitor.
…E un momento che considera come un punto di svolta?
La nostra azienda nacque come operatore per il mercato locale, area di mercato il Lazio. Posso dire che il punto di svolta c’è stato nel 2008, anno in cui abbiamo deciso di allargare la nostra presenza anche nelle altre regioni italiane.
Le conoscenze di uomini sul territorio, da me acquisite nelle precedenti esperienze lavorative, mi hanno portato in una prima fase all’attivazione di aree del sud come la Sicilia e la Campania, per poi proseguire nel resto del nostro bellissimo paese.
Prodotto, servizio, prezzo, ascolto: un mix vincente
Come si porta un’azienda partita come piccola realtà locale a diventare un player nazionale del nostro settore?
In realtà non è stato particolarmente difficile espandere la nostra area di mercato e diventare un player nazionale.
È bastato solo diffondere quella che è la nostra filosofia aziendale, basata sulla gamma prodotti, qualità dei medesimi, rapidità di consegne e prezzi concorrenziali, opera per la quale hanno dato il loro fondamentale contributo i nostri direttori commerciali e gli uomini che abbiamo sul campo, ossia i nostri agenti.
Senza dimenticare mai che, per mia scelta personale, io mi rendo disponibile ogni giorno per parlare con ogni cliente, in ogni parte d’Italia. Non a caso molti di loro sono anche diventati amici.
C’è stata una persona che più di altri le ha insegnato qualcosa di importante?
Sicuramente dovrò ringraziare per il resto della mia vita colui che mi diede, giovane e appena diplomato, l’opportunità di iniziare a lavorare in questo campo. Da lui ho imparato molto, anche se i migliori insegnamenti li ho avuti guardando e studiando come si muovevano e come evolvevano i migliori player del nostro settore, con particolare attenzione all’indiscusso “migliore”, che è inutile menzionare qui perché è ovvio. Questa azienda è sempre stata un punto di riferimento per me, perché oltre a aver fatto a mio avviso la storia dei pavimenti in legno in Italia, mi ha insegnato anche come portare avanti con coraggio e convinzione le proprie idee e le proprie proposte, noncurante di quello che facevano gli altri.
Come descriverebbe, a chi non la conosce, Italwood oggi?
Italwood oggi è una indiscussa realtà nel panorama dei pavimenti in legno. Molti dei nostri punti di forza li ho già elencati, ma direi vasta gamma prodotti, qualità, rapidità nei tempi di consegna e assistenza post vendita sono le nostre più importanti prerogative.
Riteniamo di avere un catalogo fra i più completi nel nostro settore e riusciamo a soddisfare qualsiasi esigenza possa manifestarsi al momento in cui un utente varca la soglia di un nostro punto vendita. Siamo convinti che oggi la differenza si possa fare solo con questa impostazione e noi quotidianamente cerchiamo di migliorarla.
Italwood non cerca clienti, cerca partner sul territorio con cui condividere un progetto comune, una simbiosi finalizzata alla diffusione dei nostri prodotti sì, ma soprattutto a fornire pavimenti che possano generare un alto grado di soddisfazione del cliente finale
“Cerchiamo di fare innamorare il consumatore!”
In questo momento storico così delicato, quale messaggio si sente di dare ai vostri partner, posatori e rivenditori di pavimenti di legno?
Riallacciandomi anche un po’ a quanto appena detto, noi di Italwood cerchiamo da sempre di percorrere tutte le strade possibili affinché l’utente privato possa avvicinarsi sempre più al mondo dei pavimenti in legno. Riteniamo che una maggior consumo generale del parquet possa solo portare benefici all’intero indotto, storicamente trincerato sulle proprie posizioni e mai proiettato in una visione comune di crescita.
Lo stiamo facendo nel nostro ambito e da qualche mese all’interno delle istituzioni che dovrebbero rappresentarci. La strada è molto lunga e impervia, ma vediamo già dei buoni segnali di riscontro, qualche mente si sta piano piano aprendo, specialmente quelle che vogliono continuare a fare questo bellissimo mestiere per molti anni ancora.
L’anno 2022 ci ha mostrato la via. Gli sconti in fattura, i rimbalzi post covid, hanno determinato un grandissimo avvicinamento al nostro mondo da parte del consumatore finale, dal quale tutti, in maniera equa, abbiamo trovato un importante beneficio in termini di fatturato e redditività.
C’è un prodotto a cui è particolarmente affezionato?
Io amo il pavimento in legno, in ogni sua forma, semplice o complessa. Un giorno scrissi che gli alberi sono come noi, che non siamo tutti uguali. Ogni albero ha una sua origine, una sua storia di vita, fino a quando non arriva a noi per diventare un pavimento e malgrado noi si provi a cambiarne l’aspetto con le tante lavorazioni in voga, resta sempre unico e inimitabile, un membro della famiglia per chi lo acquisterà, a cui si vorrà bene per sempre.
Quindi, decisamente il prodotto a cui sono maggiormente affezionato è il pavimento in legno.
È in questo settore da un po’ di tempo, si diverte ancora?
Sì, mi diverto ancora, ed anche molto. Oltre a divertirmi, imparo ancora molto dalle persone con cui quotidianamente mi confronto e spero di essere anche io ancora interessante per i miei interlocutori
Quando non lavora cosa fa?
Faccio il nonno, il vice presidente di una squadra di calcio dilettantistico, e seguo i miei figli, entrambi calciatori.
Per chiudere, tra dieci anni dove si vede?
Mi vedo ancora in Italwood, ma solo per rendermi utile con la mia esperienza: ormai i nostri figli stanno prendendo pieno possesso dell’azienda, con risultati eccellenti direi.