L’approccio green di Tiziana Monterisi protagonista alla 17° Biennale


Eco-sostenibilità, resilienza, economia circolare, efficientamento energetico, transizione ecologica: sono queste le tematiche in cui ha creduto da sempre, e per cui si è sempre battuta Tiziana Monterisi, architetta specializzata in architettura bioecologica e co-fondatrice di Ricehouse, società benefit che trasforma i sottoprodotti dell’agricoltura in materiali 100% naturali per un’edilizia tutta improntata al green.

Nel corso degli anni, l’architetta Monterisi si è aggiudicata diversi prestigiosi riconoscimenti e ora è stata selezionata per partecipare a due importanti progetti della Biennale di Architettura 2021, che – caratterizzata dal tema “How will we live together?” – getta le basi per un futuro sempre più inclusivo e sostenibile. Monterisi sarà infatti tra le protagoniste di “Detoxing architecture from inequalities. A plural act”, che punta il dito contro la disparità di genere nell’ambito dell’architettura contemporanea italiana, e parteciperà, con i suoi prodotti per la bioarchitettura, alla mostra “Non-Extractive Architecture”.

“Detoxing architecture from inequalities. A plural act” – Padiglione Italia

Tiziana Monterisi è stata selezionata da RebelArchitette – associazione che promuove la progettazione al femminile a livello internazionale – fra le 137 professioniste che parteciperanno al progetto “Detoxing architecture from inequalities. A plural act“, che si pone l’obiettivo di disintossicare il mondo dell’architettura dalle ineguaglianze, proprio partendo dalla questione di genere. Il progetto, co-curato da RebelArchitette assieme all’architetto Alessandro Melis, si inserisce nella sezione del Padiglione Italia intitolata “Decolonizing the built environment“.

Selezionata per la doppia valenza di architetta e imprenditrice, Monterisi crede fortemente nella possibilità di sviluppare nuovi modelli abitativi; Monterisi ha abbandonato completamente l’uso di materiali chimici nei propri cantieri, promuovendo un approccio professionale e imprenditoriale innovativo per la realizzazione di edifici a elevata efficienza energetica, utilizzando come materie prime i sottoprodotti dell’agricoltura, in un’ottica di impatto zero sull’ambiente.

Ma non è tutto: delle 137 architette selezionate per “Detoxing architecture from inequalities. A plural act“, 18 sono state invitate come speaker dell’evento “Architette di Resilienza” del 23 maggio – giorno di inaugurazione della mostra,realizzato da RebelArchitette in sinergia con l’architetta e storica dell’architettura Maria Luisa Palumbo: Monterisi parteciperà all’evento, illustrando il progetto delle Torri Aler di via Russoli a Milano, che prevede la riqualificazione energetica degli edifici e, tra le altre cose, la realizzazione di 3.500 mq di tetto giardino adibito a orto, ovvero di una vera e propria azienda agricola “urbana” che porterà gli inquilini delle torri – grazie anche al coinvolgimento delle associazioni del quartiere – all’autosufficienza alimentare per quanto riguarda il consumo di frutta e verdura.

Non-Extractive Architecture. Joseph Grima e Space Caviar, V-A-C Zattere

Il secondo progetto a cui l’architetta Monterisi è stata invitata a partecipare è la mostra “Non-Extractive Architecture“, curata da Joseph Grima e Space Caviar, che trasformerà per circa un anno il Palazzo delle Zattere, sede della V-A-C Foundation, in un laboratorio di ricerca e produzione editoriale per riflettere sul ruolo di un’architettura più consapevole del proprio impatto, innanzitutto ecologico, ma anche sociale, economico e culturale.

Con i suoi progetti, l’architetta Monterisi ogni giorno mette in discussione i principi dell’architettura tradizionale, che è responsabile del 40% circa delle emissioni di anidride carbonica, oltre all’esaurimento delle risorse naturali e della trasformazione irreversibile di paesaggi. Nel 2016 fonda la startup Ricehouse, proprio con l’obiettivo di sviluppare un modello di impresa sostenibile, mettendo al centro del proprio operato la sintonia fra uomo e ambiente. Grazie all’importante contributo di ricerca e innovazione tecnologica, con la sua startup produce e commercializza una linea completa di prodotti edili bio, ottenuti dai sottoprodotti dell’agricoltura che andrebbero altrimenti bruciati. I materiali Ricehouse sono altamente termici e traspiranti, atossici e durevoli; inoltre, essendo completamente naturali, arrivati a fine vita non andranno ad impattare sull’ambiente, in quanto biocompostabili e biodegradabili.

Alla mostra “Non-Extractive Architecture” verranno esposti 5 materiali della gamma di prodotti firmati Ricehouse: Paglia, Lolla, RH120 (intonaco di finitura), RH400 (intonaco in argilla) e RH420 (fiore all’occhiello del marchio, è una miscela naturale da intonaco per finitura a base di argilla, calce idraulica naturale e pula di riso).