Franco Bulian: segnali di rimbalzo


Green economy, elettrificazione, salubrità: le nuove leve del legnoarredo

Franco Bulian è un nome che certamente non è nuovo per chi segue con assiduità questa rivista. Classe 1960, udinese, sposato con due figli, professore a contratto nel corso “Materials and Technologies of the Furniture Industry” presso l’Università di Trieste, nonché volto storico di Catas, il grande centro italiano per le prove sulla sicurezza e sulla qualità delle materie prime, con sedi operative a San Giovanni al Natisone (UD) e a Lissone (MB). Dopo 35 anni di onorato servizio, Bulian è stato recentemente nominato direttore generale del laboratorio, succedendo ad Andrea Giavon. Motivo per cui per questa volta con lui andremo oltre gli aspetti tecnici che ruotano attorno al mondo del legno e ci concentreremo sull’attualità, con un focus specifico sui trend che potrebbero rilanciare il settore nei prossimi anni. Ecco il suo punto di vista.

È una fase molto caotica della pandemia, in cui i dubbi si confondono con le speranze. Lei come la vede?

Sono ottimista. Abbiamo avviato il percorso della vaccinazione di massa, l’unico possibile, e le cose piano piano miglioreranno. C’è davvero troppo bisogno di tornare a una condizione di normalità. Per le persone e per l’economia“.

Parliamo del suo nuovo incarico: lei è un esponente di Catas non solo di spicco ma anche di lungo corso…

Festeggio i 35 anni nel laboratorio proprio quest’anno. Il mio numero di matricola è il 6 a fronte dei 57 dipendenti attuali. Direi che è casa mia“.

Come cambia dunque il suo impegno?

Perde da una parte e guadagna dall’altra. Perde parzialmente il contatto con la parte più tecnica del laboratorio, che per un chimico come il sottoscritto non è un fatto di poco conto, ma guadagna sul fronte dei rapporti con le persone. Persone che nel caso di Catas sono le vere artifici del suo successo“.

Cosa dobbiamo aspettarci di nuovo rispetto alla direzione Giavon?

Con Giavon lavoravo veramente in tandem, ero il suo vice e c’era una notevole sintonia. Lui in me aveva riconosciuto una visione più orientata al marketing, alla comunicazione e allo sviluppo di partnership con le aziende, ed esattamente su questi punti intendo dare la mia impronta. Il tutto nell’ottica di una realtà sempre molto pronta, dinamica, versatile e, quando possibile, in grado di anticipare le richieste del mercato“.

Come ha impattato il virus sui lavori del laboratorio?

Abbiamo avuto anche noi dei positivi tra il personale. Alcuni fra l’altro sono ancora in quarantena. È una situazione che ci ha procurato e sta continuando a procurarci non poche difficoltà, alle quali dobbiamo aggiungere le restrizioni negli spostamenti, e di conseguenza ulteriori problemi nelle attività di ispezione, di certificazione e di formazione che regolarmente portiamo avanti. In questo senso ci è stata di aiuto la tecnologia. E che aiuto, dato che ci stiamo avviando a chiudere un bilancio 2020 addirittura superiore all’anno precedente, quando il virus non era nemmeno lontanamente nei nostri pensieri“.

Beh, ora si spiega il suo ottimismo.

Dal nostro osservatorio non possiamo fare a meno di notare un andamento positivo e un certo risveglio, anche di imprese che fino a qualche mese fa non erano così attive. Non sappiamo se è voglia di innovare o semplicemente una riscoperta degli ambienti domestici dovuta alle misure anti Covid, ma il mercato sta mandando dei segnali inequivocabili. Noi dovremo presto assumere per far fronte al nuovo carico di commesse“.

Questo è un bel segno di speranza.

Mi rendo conto che rispetto ai racconti da brivido che si sentono nei telegiornali la sera può sembrare strano, ma il legnoarredo è vivo e lotta insieme a noi“.

Quali sono allora queste nuove tendenze nelle richieste che vi arrivano dalle aziende?

Anzitutto c’è una maggiore attenzione al discorso ambientale. Si tratta un po’ del trend generale del periodo. Basti pensare all’utilizzo di termini come ‘green economy’ o ‘sostenibilità’ ogni volta che si parla di Recovery Plan. Insomma, la richiesta di prove in quest’ambito è in netta crescita. La vera novità però mi sento di dire che nei prossimi anni potrebbe essere rappresentata dal mobile elettrificato, ovvero arredi più interattivi, capaci di adattarsi ad esempio con dei movimenti dei vari piani alle esigenze degli utenti. Grazie a degli accordi con un’altra realtà di testing, oggi riusciamo a farci trovare preparati anche in questo campo” .

Quanto vi complica la vita il mobile elettrificato?

Ci sono inevitabilmente più aspetti da monitorare. Per questo stiamo continuando ad ampliare il nostro parco macchine. I movimenti da testare del resto crescono per complessità. Per simulare il dito che spinge su un bottone usiamo ad esempio dei mini robottini molto sofisticati che qualcuno potrebbe scambiare per dei giocattoli“.

Discorso certificazioni: alla luce di quanto emerso finora suppongo se ne facciano di più.

È così. L’anno scorso abbiamo chiuso con il numero record di 170. E continuano ad arrivarne di nuove. L’ultima riguarda le vernici antibatteriche“.

Qual è la vostra proposta certificativa per il parquet?

Ne stiamo elaborando una ad hoc in questi giorni che sarà disponibile a breve. Comprenderà varie sfaccettature dei pavimenti in legno: dall’incollaggio degli strati alle prestazioni delle superfici, fino alla resistenza alle abrasioni e ai graffi e al rilascio dei VOC. L’idea è quella di offrire qualcosa di piuttosto completo“.

Diversi produttori stanno lanciando sul mercato linee di parquet con protezione antibatterica: sareste in grado di aiutarli?

In linea di massima già ci occupiamo di prove sulle proprietà antibatteriche delle superfici. Chiaramente si può verificare anche un parquet. Certo, il cerchio si stringerebbe a casi molto specifici. Se il parquet ha una superficie a poro aperto la faccenda si complica“.

Ne accennavamo prima: Catas svolge da sempre una fitta attività di formazione. Sui corsi online siete stati in un certo senso pionieri. Oggi che sono l’unica modalità possibile, qual è il suo giudizio su questo strumento?

Da parte mia non può che esserci soddisfazione. Da quando è cominciata questa maledetta pandemia ne stiamo organizzando almeno uno al mese, intensificando dunque i nostri sforzi in fatto di aggiornamento tecnico. Per fornire un dato, solo nel 2020 sono stati più di 50. Analizzando la questione più a fondo, però, emergono per forza di cose anche alcuni contro di peso: l’attenzione ridotta di chi vi partecipa, che noi risolviamo limitando la durata massimo a un’ora, o l’impossibilità di intrattenersi singolarmente con i partecipanti, per chiarire meglio alcuni punti, per trovare insieme delle soluzioni o per mostrare da vicino il lavoro del laboratorio. Insomma, bene il digitale, ma l’evento in presenza è tutta un’altra cosa“.

La facilità di accesso ai webinar ha aumentato la domanda di formazione?

Coi webinar è più semplice raggiungere un numero maggiore di persone. Ma, come spiegavo poco fa, non si riesce mai ad andare effettivamente a fondo: manca l’interazione e anche i dibatti alla fine sono meno partecipati. La sensazione è che la richiesta di corsi professionali sia rimasta la stessa, quindi molto forte, ma sono decisamente cambiate le forme. Mi auguro si possa tornare presto a delle occasioni di incontro e di scambio più ‘umane’“.

di Davide Vernich