La qualità dell’aria negli ambienti interni


Passando molte ore in quarantena forzata, all’interno dello stesso ambiente, viene spontaneo domandarsi: com’è l’aria che respiro? Quali sono i principali inquinanti? Come si misurano?

Tra le parole d’ordine delle ultime e delle prossime settimane vi sono smartworking, flexible working, smart schooling, smart learning. Che sia lavoro o studio il comune denominatore è il luogo in cui viene svolto, ovvero la propria casa, il proprio appartamento, la propria abitazione.

Passando molte ore all’interno dello stesso ambiente, viene spontaneo domandarsi: come sarà la qualità dell’aria? Quali possono essere le fonti degli inquinanti? Quali sono gli indicatori? Quali strategie posso adottare per migliorala?

La qualità dell’aria

Assieme al comfort termico, anche la qualità dell’aria risulta fondamentale per garantire il benessere e la salute degli occupanti per diversi motivi:
 perché incide sulla salute delle persone;
 perché incide sulla produttività;
 perché le persone pretendono sempre maggiori livelli di comfort interno e salubrità degli ambienti.

L’aria interna è ritenuta un importante fattore ambientale da più di un centinaio di anni, ovvero dall’inizio della rivoluzione sull’igiene, avvenuta intorno al 1850, fino a divenire tematica dominante intorno agli anni ’60. Oggi la qualità dell’aria interna (Indoor Air Quality – IAQ) svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda la salute pubblica.

La qualità dell’aria dipende sia dagli inquinanti accumulati all’interno, sia dalle sostanze che penetrano dall’esterno e si accumulano nell’ambiente interno. L’inquinamento degli ambienti interni dipende quindi anche dalla qualità dell’aria intorno all’edificio. Se per esempio è vicino a un’area molto trafficata le concentrazioni di particolato (quale ad esempio il PM10 e PM2.5) saranno più alte.

Il degrado della qualità dell’aria può essere inoltre causato da una erronea gestione, mantenimento o pianificazione o installazione di sistemi di ventilazione e riscaldamento. Ma la presenza di un’aria “viziata” in un ambiente chiuso dipende anche da abitudini sbagliate.

Anche in assenza di fattori di inquinamento esterni, la qualità dell’aria interna peggiora tanto più velocemente quanto maggiore è la presenza di persone in un ambiente chiuso per un tempo prolungato.

Gli inquinanti negli ambienti interni

L’aria è composta principalmente da gas, quali ossigeno (21%), azoto (78%), argon (1%) e diossido di carbonio (0.04%). La concentrazione delle impurità dell’aria esterna è variabile, ma è generalmente inferiore rispetto a quella dei contaminanti prodotti dall’uomo all’interno degli ambienti.

I contaminanti che presentano particolari problemi negli ambienti interni sono il fumo di tabacco, il radon e la formaldeide. Nella tabella sono riportate le fonti degli inquinanti e le relative cause.

Parametri che definiscono la qualità dell’aria

Un’importante premessa sui parametri che definiscono la qualità dell’aria riguarda le unità di misura. La concentrazione dei gas inquinanti nell’aria viene generalmente espressa in:
 ppm: parti di inquinante per milione di parti di aria. 1 ppm = 1000 ppb
 ppb: parti di inquinante per miliardo di parti di aria. 1 ppb = 1/1000 ppm
 mg/m3: milligrammi di inquinante per metro cubo di aria
 μg/m3: microgrammi di inquinante per metro cubo di aria

Il principale indicatore della qualità dell’aria è la concentrazione di CO2 che solitamente viene misurata in ppm. ll biossido di carbonio è un gas incolore e inodore; non è tossico in sé, ma non è respirabile. Respirare un’atmosfera particolarmente ricca di CO2 produce un sapore acidulo in bocca ed un senso di irritazione nel naso e nella gola; ciò è dovuto al suo reagire con l’acqua per formare acido carbonico. La densità del biossido di carbonio a temperatura e pressione ambiente è circa una volta e mezzo quella dell’aria; tende quindi a stratificare sul fondo degli ambienti chiusi e non ventilati. Vi sono poi altri parametri, di grande importanza, che richiedono strumenti di misura non economici e grande capacità di analisi e interpretazione dei dati. Ne sono un esempio i VOC (composti organici volatili), le polveri (PMx dove la x viene sostituita con un numero che rappresenta la dimensione delle polveri), il radon e la formaldeide.

Misurare e gestire la qualità dell’aria nel proprio appartamento

Sono a oggi disponibili sul mercato una grandissima quantità di datalogger, schermi e di centraline per l’analisi indoor.

Misurando la CO2 gli occupanti potranno gestire al meglio il proprio appartamento, attraverso l’apertura delle finestre e delle porte, oppure, quando presente gestire il sistema di ventilazione meccanica controllata (VMC).

Per quanto riguarda i livelli di CO2 si riportano di seguito alcune indicazioni estratte dalla norma UNI EN 16798-1, che definisce i livelli di concentrazione di CO2 in funzione delle classi degli ambienti interni:
• Concentrazione dell’ambiente inferiore a 1000 ppm: posso tenere finestre e porta chiuse
• Concentrazione dell’ambiente superiore a 1250 ppm: aprire la finestra dell’ambiente
• Concentrazione dell’ambiente superiore a 1800 ppm: aprire le finestre e la porta, per fare circolare l’aria

di Clara Peretti