Conoscere i legni: Millettia stuhlmannii


Il legno di Panga panga, pianta che cresce nell’Africa sud-orientale, è molto simile al Wengè, per cui i meno esperti possono facilmente confondere le due specie. Conosciamolo insieme.

Il Mpangapanga, come viene chiamato in lingua locale (swahili), è una pianta che cresce in parte dell’Africa sud-orientale (Kenya, Mozambico, Tanzania, Uganda e Ruanda); il suo legno è mediamente pesante (indicativamente 800 Kg/mc essiccato al 12%), di color marrone scuro con striature nere (con un trattamento a olio in superficie il colore diventa nel tempo tendente uniformemente al nero). È una pianta a crescita media, ricercata da decenni per il suo pregiato legno, soprattutto dagli inglesi per utilizzarlo in diversi campi d’impiego.

L’albero è di medie dimensioni (tra i 6 e i 25 metri di altezza, con casi di piante che raggiungono i 35 metri e diametri anche di 1,2 metri), permettendo quindi di impiegare questa specie legnosa per arredi in generale e pavimenti, soprattutto per esterno, visto che non è attaccabile da funghi, termiti e altri parassiti del legno (xylofagi); si impiega anche per la costruzione di strumenti musicali, come chitarre acustiche e corpi di chitarra elettrica.

Possiamo affermare che il Panga panga è molto simile al legno di Wengè (Millettia laurentii) dei paesi del Centro Africa, per cui le due specie si possono facilmente confondere per i meno esperti.

La lavorazione

Il Panga panga è un legno che non si presta facilmente alle comuni lavorazioni, in quanto molto poroso, per cui è necessaria una finitura particolare.

In passato è stato largamente impiegato in Italia nel settore dei pavimenti assieme ai legni di Mecrusse e Muhuhu, queste ultime sempre di simile provenienza.

L’essicazione dev’essere preventivamente anticipata da una buona stagionatura, sia all’origine che in deposito, presso gli utilizzatori finali, in modo da garantire stabilità e duratura nel tempo dei manufatti realizzati.

Oggigiorno c’è una ripresa nell’impiego del Panga panga, in quanto i legni di colore scuro tendente al nero rimasti in commercio sono davvero pochissimi, a causa della reale scarsità nel loro ambiente di crescita (penso a Ebani, Palissandri e Swartzie); è un legno che si può trovare anche con la certificazione del Forest Stewardship Council, a garanzia della sostenibilità della specie.

Nei paesi d’origine la pianta del Panga panga non è utilizzata solo per il suo legno, ma le popolazioni locali ne ricavano, per esempio dalla corteccia, soluzioni medicamentose e di uso comune in “stregoneria”.

Questo legname attualmente è posizionato nella fascia medio alta di mercato, tra legni di pregio, come il noce canaletto americano, oggi largamente impiegato in vari ambiti.

di Gianni Cantarutti