Il mondo del progetto e il parquet


Noi di I Love Parquet siamo sicuramente di parte: amiamo il legno, il suo profumo, il calore, la “matericità”, l’eleganza, le piccole imperfezioni che rendono unico ogni singolo elemento.

Non è tutto. Siamo profondamente convinti che il pavimento in legno non sia un semplice complemento d’arredo, non solo un bene di consumo, ma un compendio di valori, di storie, di abilità artigiana, di bellezza e salubrità.

E il mondo del progetto cosa ne pensa? Perché sceglierlo? Come utilizzarlo. La nostra Agorà dà spazio a 7 architetti che amano il legno.

1) Qual è la sua personale definizione della parola sostenibilità, applicata all’architettura?

2) Dal suo punto di vista, può il pavimento in legno contribuire al comfort e al benessere di un’abitazione?

3) Che tipo di legni e di formati-finiture predilige e perché?

 

Arch. Alberto Apostoli
Studio Apostoli
San Giovanni Lupatoto (VE)
www.studioapostoli.com

1) Il termine “sostenibilità” porta con sé molte parole e, spesso, pochi fatti; in architettura potremmo parlarne per ore senza aggiungere nulla di nuovo. Per sintetizzare, potremmo definire la sostenibilità applicata all’architettura come ricerca e aggiornamento continui.

2) Sicuramente. Dal punto di vista estetico, il livello di definizione raggiunto dalle ceramiche “effetto legno” è notevole. Il legno però, oltre la vista, stimola anche i sensi del tatto e dell’olfatto. Il profumo del legno, così come il contatto con esso, ci riavvicinano alla natura, generando serenità e, di conseguenza, benessere fisico e psicologico.

3) Non c’è un tipo di legno che preferisco ad altri, di volta in volta scelgo il legno più adatto per quello specifico progetto. Il nostro studio opera in ambiti diversi; per gli hotel e le SPA preferiamo geometrie più semplici, giocando eventualmente sui contrasti di colore. L’ambito residenziale, soprattutto all’estero, ci offre invece la possibilità di intervenire con disegni più elaborati e intarsi. Se possibile, prediligo legni del territorio.

 

Arch. Paolo Conforti
PilotArchitetti
San Donato Milanese (MI)
www.pilotarchitetti.com

1) Sostenibilità per noi significa non trascurare i problemi energetici, di risorse, economici e sociali del luogo in cui si progetta. Il concetto è espresso perfettamente da una frase di Eduardo Souto De Moura: “Non esiste architettura ecologica, architettura intelligente, architettura sostenibile. Esiste solo la buona architettura, che per essere tale naturalmente tiene conto dell’ambiente, del contesto e delle priorità”.

2) Assolutamente sì. Crediamo che il legno sia un materiale senza tempo, capace di donare agli ambienti un senso unico di calore e accoglienza, grazie al suo variegato colore e cromatismo, al comfort termico e acustico, alla sua naturale traspirazione, e all’ assenza di cariche elettrostatiche.

3) Prediligiamo le essenze con verniciature a base di acqua o olio, che non alterino l’aspetto naturale del legno, sicuri anche per la salute di chi vive gli ambienti in cui il parquet viene posato. Ci piace invece, di volta in volta, selezionare formato e tipologia di posa che meglio valorizzino lo spazio del progetto.

 

Arch. Chiara Martini
77+ architettura
Milano
www.77plusarchitettura.it

1) Nell’architettura la sostenibilità è legata per me al mondo degli impianti e a quello dei materiali da costruzione. L’utilizzo di impianti efficienti permette di ridurre l’uso di combustibile fossili e, in generale, di minimizzare l’impatto del nostro edificio sulle emissioni di anidride carbonica. Considero “sostenibili” materiali da costruzione e di finitura che nel ciclo produttivo adottino tutti quelle certificazioni che riducano l’impatto sull’ambiente, che provengano da riciclo, che non rilascino sostanze nocive nell’uso, che possano compromettere la salubrità degli ambienti in cui viviamo e il cui smaltimento non vada ad incrementare i rifiuti non riciclabili.

2) Il legno è un materiale naturale per eccellenza. Ci restituisce alla vista e al tatto l’esperienza di calore e di vita. La mia attenzione nel progetto architettonico è di aumentare la sensazione di accoglienza degli ambienti, di renderli ‘spazi domestici’: l’uso del pavimento in legno contribuisce alla creazione di questa percezione. Dal punto di vista tecnico, un pavimento in legno, trattato con finiture naturali, posato in ambienti in cui viviamo quotidianamente non reca alcun danno alla nostra salute, contribuendo a riduzione dell’inquinamento indoor.

3) Prediligo il formato lungo e bordo bisellato, perché mi ricorda quello delle tavole in legno appena tagliate dagli alberi e le essenze autoctone. Il legno, in quanto materiale vivo e di origine naturale, deve mostrare che il tempo passa e il fatto che cambia a seconda dell’ambiente in cui è posato. Trovo molto moderno l’uso del legno a parete, in listoni, per evidenziare superficie o volumi.

 

Arch. Giulia Martiri
Martiri Associati
Numana (AN)
www.studiomartiri.it

1) Potrebbe essere l’uso sapiente del design applicato alla progettazione, dalla casa dell’uomo fino alla fruizione delle città. Se pensato con tutti i parametri disponibili dalla ricerca tecnologica quotidiana, può generare quel processo circolare che rende fattibile l’equilibrio tra l’uomo e l’ambiente.

2) Pensando ai cinque sensi, togliendo il gusto e tenendo per ultimo la vista, che è essenziale, il legno è profondamente il tatto (il percorso a piedi nudi), l’olfatto (le essenze del legno) e l’udito (il metodo di ancoraggio a pavimento). Credo che questi sensi cooperino alla percezione di benessere che ti dà il legno.

3) Prediligo il metodo euristico al progetto. La scelta del tipo di legno influisce molto, dal momento che si interviene in una casa antica, moderna o di nuova costruzione. I parametri da tenere presente per avvicinarsi al formato del legno sono lo stile, i colori e l’unità di misura dell’ambiente costruito, cioè, per esempio, lo spessore dei serramenti delle finestre, la misura della soglia delle porte ecc. lo stesso formato dipende poi dallo spazio che si deve ricoprire, in realtà se questo è molto piccolo le doghe di larghezza minima lo rendono più grande, mentre con uno spazio grande si possono scegliere doghe di larghezza più importante. Queste osservazioni preliminari determinano di conseguenza la scelta del tipo di formato e della finitura.

 

Arch. Roberto Franceschini
Trento e Barcellona
www.robertofranceschini.com

1) Personalmente la parola “sostenibilità” evoca soprattutto un modo di pensare, un approccio alle questioni architettoniche, paesaggistiche e urbane. Una forma d’intendere l’architettura in modo interdisciplinare, che valuti e pianifichi gli effetti che vengono prodotti da un determinato intervento sul lungo periodo, valutando i possibili impatti sull’ambiente, il clima il tessuto sociale. È quindi un parola che costringe a farsi molte domande, sui materiali, sui metodi di produzione, sulle tecnologie che utilizziamo e sul ciclo di vita delle cose.

2) Assolutamente sì. Con un pavimento in legno un’abitazione prende vita, risponde agli stimoli acustici migliorandone il comfort, diventa piacevole al calpestio, influisce sul buon umore delle persone.

3) Chiaramente dipende molto dal progetto, se è un intervento sull’esistente o di nuova costruzione. Comunque per gli interni prediligo il rovere a listoni rettangolari di grande formato, per giocare con le prospettive e, in casi particolari, l’eleganza della spina ungherese. Per gli esterni trovo che l’Iroko sia un legno che reagisce molto bene agli elementi naturali.

 

Arch. Gian Luca Frigerio
GLF_ARCTCT Architecture & Design Studio
Alessandria
www.gianlucafrigerio.com

1) L’architettura sostenibile deve ambire al mantenimento di livelli appropriati della salute e del comfort delle persone, della qualità della fruizione dei luoghi nel tempo, mettendo in circolo le risorse disponibili mediante l’integrazione nell’edificio di strutture e tecnologie appropriate. Fare architettura sostenibile significa soddisfare al meglio i bisogni delle persone e dell’ambiente tenendo conto già dalla fase embrionale del progetto delle diverse variabili, orientamento, illuminamento e ombreggiamento anche in rapporto all’ambiente, durevolezza dei materiali e delle tecnologie usate e del loro riciclo, pensare dunque a un edificio o a un luogo che rimetta in circolo nuove risorse anziché sfruttarle solamente. In generale per me un edificio o un luogo possono definirsi “green” non solo perché sono costruiti con tecnologie e materiali che lo rendano sostenibile, ma sono veramente eco-compatibili quando inducono le persone, anche le più “sbadate“, ad avere comportamenti virtuosi.

2) Certamente, dal mio punto di vista l’uso del legno contribuisce non solo al benessere e al comfort della casa, ma anche al mantenimento della “risorsa foresta“. Il boscaiolo sa perfettamente quanto sia indispensabile al pianeta e al suo sostentamento la foresta, ha dunque tutta l’intenzione di prendersene cura, usarla e reimpiantarla ed io penso che sia ottimo per il pianeta. Occorre usare meno suolo e mettere a “ciclo produttivo” le foreste, avremo sempre legname per costruire e per ossigenare il pianeta. Questa è una differenza sostanziale con i materiali di cava, destinati comunque a esaurirsi poiché l’estrazione è assai più rapida dei processi naturali di formazione.

3) Non ho una predilezione particolare sui legni e sui formati, tendenzialmente mi piacciono tutti o quasi, le mie scelte sono dettate dal luogo geografico, dal contesto architettonico o dell’abitato e dal committente. Sulle finiture potrei dire che a quelle a vernice ho sempre preferito quelle all’acqua, non ho mai amato quelle ai solventi o lucide, ma per alcune esigenze mi è capitato in passato di usare anche quelle. La finitura a olio o a cera sono quelle che ho usato di più. Nell’ambito dei trattamenti, mi piacciono molto i legni spazzolati e quelli trattamenti termicamente, in passato ho usato abbastanza i parquet sbiancati e all’occorrenza non li disdegno tuttora.