Corà: nella leggenda


Con il raggiungimento del suo primo secolo di attività, Corà è entrata di diritto nella hall of fame del legno (e del parquet).

Cento anni di storia – tra guerre mondiali, boom e crisi economiche – sempre all’insegna dell’innovazione.
È il traguardo celebrato da Corà Domenico & Figli SpA assieme a oltre 600 ospiti, tra istituzioni, partner, amici e collaboratori (quelli nuovi, ma anche quelli ormai in pensione), riunitisi lo scorso 14 settembre presso l’headquarter di Altavilla Vicentina (VI) per ripercorrere – attraverso una mostra fotografica – una lunga tradizione imprenditoriale. Tradizione cominciata nel lontano 1919 dal fondatore Domenico Corà con la produzione e commercializzazione di legnami lungo i binari della ferrovia di Tavernelle, all’epoca un sito strategico per il trasporto del materiale dalle foreste dell’Austria. Un’attività solida e ambiziosa, che non ci mise molto a parlare il linguaggio della globalizzazione, anticipando i tempi e diventando già dagli anni ’50 ambasciatrice del made in Italy nel mondo, con esportazioni in America, Africa, Canada e Indonesia. Era il periodo delle prime tecnologie per il taglio accelerato e l’essicazione rapida. Alla guida della società c’era il vulcanico Gianfranco Corà. Nel ’96, poi, una nuova svolta: le acquisizioni di Gardino e F.lli Feltrinelli, che permisero a Corà di diventare la prima realtà del legno in Italia per dimensioni e volumi produttivi.

La crisi… E la svolta

Ma il mercato, si sa, è spesso pieno di insidie. Così, dopo un periodo di cambiamenti organizzativi e adattamenti alle normative, Corà dovette fare i conti con la grande crisi del 2008. Un fatturato che passa da 175 a 90 milioni. Un crollo del mercato che stava mettendo in ginocchio tante altre imprese nel paese. Non Corà però, la quale riuscì a rialzarsi riaprendo vecchi depositi nel Nord Est per esportare il Rovere della Slavonia. “Del resto, la segatura ce l’abbiamo nel sangue – ha ricordato Ettore Corà. La nostra è una storia di passione e di esperienza in un ambito, quello del legno, che sarà il materiale del futuro”.

Proprio per fronteggiare le sfide del domani, Corà ha recentemente rivisto i propri focus in Italia e in Gabon, ampliando la governance a una famiglia in continua espansione. “In un mondo in cui è stato stravolto il rapporto tra banche e imprese che ha fatto crescere tante aziende – ha commentato Stefano Corà, le strategie di business e la necessità di una nuova governance sono diventati punti imprescindibili di riferimento”.

Nel CdA si sono quindi aggiunti, oltre agli amministratori delegati di famiglia Ettore e Stefano Corà, tre manager esterni: Italo Soncini, esperto di finanza, Federico Castelnuovo, già professionista del settore in Africa, e Chiara Mio, docente di economia alla Ca’ Foscari e presidente di Credit Agricole-Banca FriulAndria, nonché prima donna al vertice di Corà.

L’impegno – ha dichiarato la presidente Mioè di far crescere e perpetuare una storia diventata patrimonio del territorio”. Un obiettivo da raggiungere grazie anche all’impegno della Fondazione Corà, nata verso la fine degli anni ’60, e di tutte quelle persone che ogni giorno si adoperano per realizzare i progetti del gruppo. “Collaboratori, non dipendenti, professionisti e vera linfa vitale di Corà”, ha precisato Paolo Corà, rammentando il gran lavoro degli operai per garantire la produzione dopo la nevicata del 1985, che demolì 18 mila metri quadrati di capannone, risparmiandone solo 2 su 12.

Una grande squadra

A condividere questi ricordi c’era tutto il personale, tra cui anche qualche ex ormai in pensione, fornitori e clienti, sia nazionali che internazionali, amministratori locali ed esponenti di spicco delle principali sigle del comparto come FederlegnoArredo (a destra, nella foto, il direttore generale Sebastiano Cerullo), Fedecomlegno e Confindustria Vicenza.

E poi naturalmente la famiglia Corà al completo, compreso chi nel frattanto ha scelto di imboccare percorsi diversi, lontani dal legno. Un quadro che ha profondamente commosso Stefano Corà: “Sono sicuro che se ci potesse vedere, nonno Domenico sarebbe orgoglioso di noi: se questa impresa è stata in grado di varcare la soglia del secolo, lo dobbiamo ai nostri valori immutati nel tempo”.

Corà oggi

Il gruppo Corà conta 600 addetti nel mondo, 3 mila clienti attivi e 8 mila articoli a listino. Due le società che lo compongono: Corà Italia, che si sviluppa su 100 mila metri quadrati di superfice a Tavernelle, dove sono impiegati un’ottantina di addetti, e Corà Wood Gabon, con all’attivo 500 lavoratori. Il fatturato consolidato nel 2018 è stato di 100 milioni di euro: per il 65% generato in Italia e per il 30% dalle esportazioni. L’EBITDA ammonta a 4 milioni di euro. Tre i depositi italiani: a Montecchio, a Casarsa, in Friuli, e a Roma, per uno area complessiva di 130 mila metri quadrati. La disponibilità in pronta consegna è di 60 mila metri cubi di essicazione per ciclo. Nove invece le divisioni commerciali: Abete, Arredo, Lamellari, Laminati, Legnami, Multistrati, Nautica, Tranciati e Parquet, quest’ultima chiaramente quella che negli anni ha fatto la parte del leone.

L’attento utilizzo delle risorse è una priorità assoluta di Corà: dal 1963, infatti, la società finanzia vasti programmi di rimboschimento e attua una gestione sostenibile delle materie prime secondo gli standard COC-FSC e COC-PEFC. Non solo: l’energia che necessita per le lavorazioni in Italia proviene da fonti rinnovabili, nello specifico da 7 impianti installati sui tetti dei capannoni della potenza di 4,2 MW/ora.

www.coralegnami.it | www.coraparquet.it

di Davide Vernich