Federchimica: clima antiscientifico, settore in difficoltà


La chimica come scienza guarda al futuro e come industria anticipa i cambiamenti. Alcune grandi sfide dell’umanità come l’alimentazione sostenibile, i cambiamenti climatici e l’invecchiamento della popolazione possono essere vinte solo con nuovi prodotti e sostanze. Sono soluzioni che la chimica può garantire, ma è necessario superare gli orientamenti antiscientifici che, facendo leva sull’emotività, penalizzano l’eccellenza scientifica e la nostra competitività industriale”. Questo l’appello che Paolo Lamberti, presidente di Federchimica (www.federchimica.it) ha rivolto oggi nella sua relazione all’assemblea intitolata proprio “Scienza Chimica Industria”.

Per la prima volta dopo anni di segno positivo, l’industria chimica non cresce: le prospettive per la seconda parte del 2019 indicano che la produzione in Italia sarà stagnante, con possibili rischi di calo se il contesto macroeconomico, nazionale o internazionale, subisse un ulteriore deterioramento.

Il settore conserva solide caratteristiche strutturali: negli anni recenti la chimica si è dimostrata tra i comparti che meglio hanno saputo resistere al forte calo della domanda interna, con una quota di produzione destinata all’export che supera il 50%; dal 2010, le esportazioni sono cresciute più di quasi tutti gli altri principali produttori europei.

Con oltre 2.800 imprese e circa 110 mila addetti, il settore realizza in Italia un valore della produzione pari a 56 miliardi di euro (di cui Federchimica rappresenta il 90%) ed è il terzo produttore europeo e l’undicesimo al mondo.

Tornare a crescere – ha dichiarato Lambertiè imperativo. Sono assolutamente necessarie semplificazione normativa e riforma della pubblica amministrazione, ambiti dove il divario tra l’Italia e gli altri paesi è massimo. Sono interventi che non generano debito pubblico e non vanno contro le regole europee, ma serve visione e volontà politica per attuarle”.

Misure che gioverebbero a tutti i comparti ma ancor più alla chimica, che è “il settore più regolamentato e che in quanto ‘infrastruttura tecnologica’ – ha ricordato Lambertipuò trasferire a tutti i settori manifatturieri soluzioni innovative, finalizzate all’efficienza e alla sostenibilità. Per crescere – ha aggiunto – abbiamo bisogno di investimenti per la ricerca e sviluppo così come della valorizzazione dei nostri centri di eccellenza per rendere attraente l’Italia per i ricercatori, italiani ed esteri”.

Un impegno, quello in ricerca e sviluppo, che il settore ha dimostrato concretamente e che ha coinvolto anche le Pmi: sono oltre 7.500 gli addetti dedicati alla ricerca; un dato che negli ultimi 10 anni è aumentato quasi del 70%.

Secondo Lamberti: “La consapevolezza dei rischi di una giungla normativa e di un generale atteggiamento antiscientifico e antindustriale rappresentano un rischio per tutto il sistema; serve uno sforzo comune, da parte del mondo industriale, di quello accademico, dei media e, ovviamente, del legislatore”.

Mancano anche strutture adeguate per affrontare concretamente problemi urgenti. E’ il caso della gestione dei rifiuti: “Efficienza nell’uso delle risorse e riciclo devono essere la strada maestra, ma non si può pensare di fare a meno dei termovalorizzatori: in Italia ne abbiamo solo 39, mentre sono 126 in Francia e 121 in Germania, due paesi considerati assolutamente virtuosi da un punto di vista ambientale”, ha fatto notare Lamberti.

Molto abbiamo fatto anche in termini di sostenibilità sociale – ha sottolineato Lamberti. Il nostro sistema di relazioni industriali è un modello di qualità e innovatività, che mette al centro elementi imprescindibili come la tutela della sicurezza, salute e ambiente, la formazione, l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e il ricambio generazionale”.

Tra le priorità del settore, il presidente di Federchimica ha ribadito con forza l’importanza dell’Europa, “che deve essere rafforzata e non certo indebolita. Servono politiche stabili e di lungo periodo che favoriscano competitività e innovazione. E’ necessario che la politica industriale torni in cima alle priorità europee: auspichiamo la presenza di un commissario di rilievo in grado di coordinare una vera politica industriale, che incentivi anche nuove eccellenze, in ambito manifatturiero e digitale”.

La chimica, tra i comparti manifatturieri più importanti in Europa insieme all’automotive, l’alimentare e la meccanica, ha un ruolo fondamentale per sostenere la leadership della Unione Europea a livello globale, anzitutto col suo contributo essenziale all’economia circolare.

Nel suo intervento Daniele Ferrari, presidente Cefic (Confederazione europea dell’Industria chimica) e vice presidente Federchimica, ha precisato come “la circolarità e l’uso efficiente delle risorse siano da considerare un’evoluzione naturale e necessaria del nostro sistema economico. A supporto di questa transizione, Cefic presenterà la settimana prossima la ‘Mid Century Vision’, che rappresenta lo scenario che vogliamo contribuire a realizzare al 2050 per un’industria chimica europea sostenibile e di successo”.

Per Ferrari è però “imprescindibile la creazione di un contesto favorevole all’innovazione che sostenga nuovi modelli di business circolari e renda l’Europa un polo di investimento attraente, oltre che di un quadro regolatorio armonizzato basato su valutazioni approfondite e ricerche scientifiche”.

All’assemblea Federchimica sono intervenuti anche Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano; Ferruccio De Bortoli, giornalista; Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria.