La foresta dei violini e la regina delle Alpi


“Forse quelli che noi chiamiamo cambiamenti climatici sono una ritualità con cui la Natura si fa sentire?”. Un’interessante racconto sull’Abete rosso e sul Pino cembro, due alberi nostrani e “speciali”.

Sono i telegiornali che tutti i giorni ci mostrano immagini catastrofiche a darci consapevolezza sui cambiamenti climatici del Pianeta.

Nelle montagne del Trentino Alto-Adige, nella Val di Fiemme e Fassa, in una notte di luna calante a fine ottobre, favorevole al taglio dei boschi, quando nel tronco c’è minor quantità di linfa, un fortissimo vento di Scirocco ha spazzato via ettari di boschi.

Un incessante e intenso sibilo, descritto come un suono nuovo, mai udito, un vento che ha superato ogni record di velocità per quei luoghi ha sradicato tanti alberi quanti se ne abbattono in tutta Italia in un anno di attività di taglio boschivo, per una quantità stimata di circa due milioni di metri cubi di legno.

L’Abete rosso e i violini

La gran parte di questo patrimonio boschivo era costituito dall’Abete rosso, un albero speciale con velleità, ironia della sorte, proprio musicali.

Storicamente, il legno dell’Abete rosso viene utilizzato dai maestri liutai per la realizzazione di violini, in quanto ideale per la sua particolare capacità di risonanza.

Il legno dell’Abete rosso è elastico e i suoi canali linfatici sono come piccole canne d’organo che creano risonanza, trasmettendo meglio il suono. I migliori alberi hanno i fusti dritti e cilindrici, con gli anelli di crescita annuali perfettamente concentrici e marcati dalla successione tra il legno tardivo scuro e quello primaverile chiaro che conferisce al legno un carattere decorativo.

Una grande quantità di questi alberi sono concentrati in quella che è definita la “foresta dei violini” di Paneveggio (Pale di S. Martino), nella quale si dice che Stradivari andasse personalmente a scegliere il tronco che avrebbe formato il suo violino. Anche il pianoforte impiega questo legno “armonico” della foresta dei violini, posseduta prima dai Conti del Tirolo, quindi dalla Casa d’Austria, dopo la Grande Guerra passata al demanio italiano e poi, con lo Statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige, alla Provincia Autonoma di Trento.

La più importante specie arborea nostrana

Il legno musicale è utilizzato solo per una piccola parte, tutto il resto dell’Abete rosso ha una grande versatilità d’impiego, dai cantieri navali veneziani alla fabbricazione dei pallet per il trasporto delle merci, dalle casseforme per il getto del cemento armato alle costruzioni in legno. L’Abete fornisce la principale materia prima per la produzione di cellulosa. Inoltre, i trucioli e la segatura vengono anche commercializzati a scopo energetico come combustibili sotto forma di pellet.

L’Abete rosso è la più importante specie arborea nostrana e l’albero generalmente viene tagliato tra gli 80 e 120 anni, ma può raggiungere un’età di sei secoli.

Ci vorranno cento anni per ristabilire un equilibrio arboreo, mentre per rimuovere tutti i tronchi spezzati dal vento si calcola un lavoro di due anni. Il territorio ha subito una perdita economica enorme, il prezzo di mercato dell’Abete Rosso è crollato vertiginosamente con la forza del vento.

Gravi danni furono provocati anche da un violento ciclone abbattutosi nel 1926 e dall’alluvione del 1966, forse quelli che noi chiamiamo cambiamenti climatici sono una ritualità con cui la natura si fa sentire?

Il Pino Cembro o Cirmolo

Sempre in Val di Fiemme, cresce un’altra specie importante, il Pino Cembro, l’albero definito dai Romani “la regina della Alpi”, conosciuto con il nome di Cirmolo. L’albero è una conifera che cresce in alta quota e resiste a temperature sino a 50 gradi sotto lo zero crescendo molto lentamente, ma con una vita di oltre cinque secoli.

Il legno veniva normalmente impiegato per la costruzione di mobili o di rivestimenti per i locali alpini, magari con i nodi che non lo nobilitano, ma ha influssi sulle persone in quanto emana sostanze volatili che danno benefici alla psiche e non solo.

Si è scoperto che negli armadi costruiti con il legno di Cirmolo, gli abiti, i libri e le cose preziose si conservano meglio perché ha un effetto antibatterico, o meglio bio-inibitorio, inattaccabile dai tarli.

La sua forte peculiarità sta nella continua emissione di oli essenziali, composti da resina, trementina, pinosilvina e vitamina C, quindi ogni pezzo costruito non va verniciato ma tenuto al naturale.

Così se il letto è costruito con il Cirmolo, o meglio ancora il rivestimento della camera, la frequenza cardiaca dell’utente si abbassa e aumenta la qualità del sonno con un migliore recupero delle energie.

Dato che la natura non conosce confini, durante le scorse vacanze estive trascorse nel Parco Naturale del Tirolo orientale in Austria, sono entrato in relazione con questo legno, vedendolo e toccandolo, ma soprattutto annusandolo.

Nei percorsi tracciati del Parco, a mo’ di didascalia come in una mostra scientifica, sono leggibili i benefici dello Zirbe, il Cirmolo in tedesco. Si calcola che una notte di sonno al Cirmolo fa risparmiare 3.500 pulsazioni, l’equivalente di un’ora in meno di lavoro del cuore.

Tra le altre didascalie attribuite alla pianta, una narra le difficoltà di crescita dell’albero. I semi della pianta, non avendo un’ala che li può trasportare via, sono trasmessi attraverso il lavoro della Nocciolaia, una specie di corvo, che li estrae dalla pigna con il suo becco appuntito, definito a pugnale, per nasconderli nel terreno quale scorta alimentare, ma spesso li dimentica e da soli germogliano per poi crescere Pino Cembro.

Anche il Cirmolo è un legno lunare, in quanto va tagliato nella fase di luna calante al fine di essere lavorato al meglio e mantenere le caratteristiche di durezza e durata.

Visitando una segheria di fondo valle, dove i fusti vengono tagliati in tavole e in assi, il profumo del Pino Cembro pervade l’ambiente, ho interpellato il capo falegname circa i benefici quotidiani di questo effetto. Lui ha replicato: “Lavorare, inalando lo Zirbe, si raggiunge lo scopo a testa dritta”, cioè maggiore vigoria celebrale ad alta concentrazione nel lavoro dopo un sonno tranquillo.

Malgrado i buoni propositi del sonno da Cirmolo, nell’interpretazione dei sogni, il vento forte è considerato un cambiamento forzato, nel quale ci si sente trasportati in una direzione obbligata, che non è mai la nostra volontà.

__________________________________________________________

Le proprietà benefiche del Cirmolo

Si è scoperto che negli armadi costruiti con il legno di Cirmolo, gli abiti, i libri e le cose preziose si conservano meglio, perché il suo legno ha un effetto antibatterico, o meglio bio-inibitorio, inattaccabile dai tarli. Così se il letto è costruito con il Cirmolo, o meglio ancora il rivestimento della camera, la frequenza cardiaca dell’utente si abbassa e aumenta la qualità del sonno con un migliore recupero delle energie: una notte di sonno al Cirmolo fa risparmiare 3.500 pulsazioni, l’equivalente di un’ora in meno di lavoro del cuore.

di Riccardo Diotallevi