UNI 11674: la rivincita del made in Italy


Il marchio che contraddistingue la certificazione di origine italiana ha debuttato ufficialmente in una grande fiera mondiale dell’arredo: la Orgatec di Colonia.

Per la prima volta alcuni prodotti di brand italiani sono stati presentati a un pubblico internazionale, accompagnati dal simbolo che contraddistingue gli arredi certificati secondo la norma UNI 11674 Mobili – Requisiti per la determinazione dell’origine italiana dei mobili”.

Un risultato di grande rilevanza, perché finalmente un arredo esposto in fiera certifica la propria origine, la propria “italianità” con un marchio regolato da una norma nazionale.

Possiamo finalmente dire che la definizione made in Italy non è più un concetto astratto, qualche volta abusato o addirittura ‘usurpato’, ma può essere il risultato di un percorso certificato, che offre agli operatori del settore, e in particolar modo al pubblico finale di tutto il mondo, l’assoluta certezza di trovarsi di fronte a un prodotto italiano – ha commentato il direttore di Catas, Andrea Giavon. Un prodotto che può vantare oggettivamente una serie di requisiti non solo in termini di origine, ma anche e soprattutto di qualità e di prestazioni”.

A oggi sono oramai sei le produzioni certificate: la collezione di scrivanie per ufficio Woods della Fantoni di Osoppo (Udine), i mobili contenitori delle cucine della Ernestomeda di Montelabbate (Pesaro), i mobili contenitori per il bagno e le cucine realizzati dalla Scavolini di Montelabbate (Pesaro), la collezione WeMeet di arredi per l’ufficio firmata da Sinetica Industries (Francenigo, Treviso) e la collezione di sedute imbottite Pinch prodotte da La Cividina di Martignacco (Udine).

E’ veramente un piacere constatare che i primi ad aderire allo schema di certificazione Catas-Cosmob sono stati alcuni dei marchi più importanti e blasonati del settore: una dimostrazione del valore di questa ‘patente’ e delle grandi potenzialità che può offrire a livello internazionale – ha aggiunto Alessio Gnaccarini, direttore del Cosmob di Pesaro –. Un valore che noi e Catas abbiamo colto immediatamente, al punto da sviluppare una sinergia piena e profonda, per dare il peso necessario a questa iniziativa”.

Una collaborazione presentata ufficialmente a ottobre dello scorso anno; un debutto quasi “in sordina”, in attesa di poter comprendere se le imprese italiane del settore fossero disponibili a fare chiarezza in un territorio quanto mai popolato e confuso come l’uso della definizione made in Italy. La risposta c’è stata ed è stata significativa: questi primi dodici mesi hanno dimostrato la validità dell’intero progetto firmato dai due più importanti centri per i test e la certificazione della filiera legno arredo.

La norma

L’obiettivo della norma UNI è chiaro: stabilire regole precise secondo le quali un arredo made in Italy possa fregiarsi di questa definizione. In estrema sintesi, il testo detta che il produttore che vuole contraddistinguere un proprio tavolo, una sedia, una scrivania o una cucina con un marchio made in Italy che abbia un peso e un significato oggettivo debba dimostrare che tutte le principali fasi della produzione – a partire dalla realizzazione dei semilavorati fino all’assemblaggio finale – siano avvenute nel territorio italiano. Non solo: perchè un prodotto sia ufficialmente considerato tale non basta che sia costruito in Italia, ma deve garantire precisi livelli di qualità, di resistenza, di sicurezza, di durabilità.

Questa, nella sostanza, la vera sfida affrontata dai due laboratori di prova: definire un complesso schema di certificazione che permetta da un lato ai produttori di seguire un percorso preciso, che li porti all’ottenimento di qualcosa che possa trasformarsi immediatamente in un vantaggio competitivo, dall’altro garantire al consumatore finale che non si trova di fronte semplicemente a un “bel mobile” prodotto in Italia, ma a un bene che lo accompagnerà per lungo tempo, che potrà utilizzare in tutta tranquillità e che aggiungerà valore alla qualità della sua vita. Questo grazie a una serie di prove e di test incrociati che i due laboratori compiono sui prodotti di cui viene richiesta la certificazione secondo la norma UNI 11674: audit nelle fabbriche, prove di laboratorio meccaniche sui campioni prelevati in loco, verifica del rispetto degli standard previsti dalla norma, visite ispettive successive alla concessione del marchio, così da monitorare la continuità e il rispetto nel tempo delle norme.