Il 15 settembre a Saonara, a pochi passi da Padova, l’azienda De Checchi Luciano ha festeggiato un anniversario importante – i suoi primi 65 anni di attività – e lo ha fatto in una splendida dimora storica (ubicata, guarda caso, in via Roma, quella stessa via dove è nata l’azienda, nel lontano 1952), organizzando una serata davvero piacevole, dove tutto era curato nei minimi dettagli, dal cibo alla location, dalle foto ricordo fino all’intrattenimento e ai cadeaux per gli ospiti.
C’erano tutti alla festa De Checchi: amici, collaboratori, partner, clienti, fornitori, oltre alla famiglia al completo. C’era il gotha del parquet: da Berti a Margaritelli, da Itlas a Garbelotto, e ancora CP Parquet, Unikolegno, Ideal Legno, Virag, Monpar, Bassano Parquet, Original Parquet, Corà, Profilegno, Foglie d’oro, Skema, Chimiver, Sherwin-Williams, AIPPL… E sicuramente qualcuno l’abbiamo dimenticato.
C’eravamo noi di I Love Parquet, a goderci gli ultimi scampoli di estate chiacchierando amabilmente con la famiglia e con gli ospiti. Tanti, tantissimi.
Ci ha colpito molto il racconto di Ferdinando De Checchi, attualmente alla guida dell’azienda insieme ai suoi tre fratelli e al padre. Era visibilmente emozionato quando ripercorreva i primi anni della società, fondata dal nonno Mario, partito con una piccola falegnameria nel 1952. Qualche anno dopo il trasferimento in una sede più grande, a pochi passi dalla prima, fino alla svolta, nei primi anni ‘70, quando a Luciano, uno dei figli di Mario (e papà di Ferdinando) viene l’idea di creare i primi battiscopa in legno, rigorosamente masselli, fatti a mano. Il lavoro funziona, aumentando mese dopo mese, tanto che c’è la necessità di trasferirsi in un capannone più grande.
Il visionario della famiglia
Arriviamo agli anni ottanta, quando inizia a prendere piede il profilo impiallacciato: “Il nonno e noi fratelli lo vedevamo come unaminaccia – ci ha raccontato Ferdinando De Checchi – mentre Luciano lo ha sempre visto come un’opportunità”.
Luciano, del resto, è sempre stato il vero visionario della famiglia. C’è un evento significativo: a metà anni ‘80 Luciano rimane vittima di un incidente serio ai piedi che lo obbliga a restare immobilizzato su una seria a rotelle per oltre un anno. In quell’anno non smette di pensare all’azienda e alle possibili opportunità di crescita fino al giorno in cui, senza dire nulla a nessuno, si fa portare da un amico in aereo (il suo primo viaggio in aereo) a Castelldefels, vicino a Barcellona, per vedere un impianto particolarmente innovativo. Tornato a casa, va subito in banca e accende un mutuo di 100 milioni di lire sul suo capannone per acquistare un impianto simile a quello che ha visto.
“Tutta la famiglia era disperata – ci ha confessato sorridendo Ferdinando – ma questa fu la scelta giusta, che determinò la fortuna dell’azienda”.
Un po’ alla volta, infatti, in De Checchi arriva il secondo impianto, poi un altro e con i nuovi impianti prodotti sempre più tecnologici, fino ad arrivare a posizionarsi come l’azienda di riferimento nel settore.
La terza generazione
Tra la metà degli anni ‘80 e oggi c’è di mezzo tanta strada e tanto lavoro, portato avanti – anche – dalla terza generazione, quella di Ferdinando e dei suoi fratelli: Elisabetta, Alberto e Nicola. Quattro ragazzi diversi tra loro, ciascuno con il proprio ruolo, ma accomunati dalla passione per il proprio lavoro e dallo spirito di sacrificio.
“Gli insegnamenti del nostro papà sono stati preziosi– ci ha spiegato Alberto De Checchi -. Grazie a lui non abbiamo mai smesso di lavorare. A volte ci sembrava ingiusto, come quando eravamo ragazzini e finite le scuole i nostri amici erano al mare, mentre noi eravamo magari alla macchina della verniciatura. Tante volte ci siamo lamentati, ma solo dopo tanti anni abbiamo capito che nostro padre ci ha trasmesso delle lezioni preziose: ci ha insegnato cosa vuol dire sacrificio, passione e dedizione per il lavoro, un lavoro che apparentemente è semplice (uno zoccolino a prima vista è il prodotto più banale che ci sia), ma per fare il prodotto giusto ci vogliono intelligenza, passione, tempo e investimenti”.
Tutte qualità che ai fratelli De Checchi non mancano, anzi. Elisabetta, Alberto, Ferdinando e Nicola hanno saputo portare avanti con determinazione e dedizione l’azienda ed è una cosa rara e preziosa nel nostro Paese. In Italia, soltanto il 30% circa delle imprese arriva alla seconda generazione e non più del 15% arriva alla terza, per una mancata pianificazione o per l’incapacità di ‘replicare’ il carisma e le capacità del fondatore. Non è il caso di De Checchi, azienda che è arrivata a spegnere 65 candeline non subendo mai battute d’arresto, grazie a una conoscenza del business e a una serie di valori che affonda le proprie radici molto lontano.
Traguardi del genere vanno festeggiati e condivisi: “Volevamo condividere la nostra gioia, oltre che con le nostre famiglie, con i collaboratori, i clienti, gli agenti, i consulenti, i fornitori, gli amici (quelli che quando le cosa vanno male ti danno un pacca sulla spalla e quando vanno male ti dicono bravo). Tutti voi siete stati e siete tuttora determinati per la nostra crescita– così ha chiuso la serata Ferdinando De Checchi – perché il destino di un’azienda è legato a tutti coloro che ci lavorano, ma proprio tutti”.
Che dire, a De Checchi Luciano non possiamo che fare i complimenti e augurare altri 65 anni e più…