Chimiver va veloce


Che la casa di Bergamo negli ultimi dieci anni non si sia mai fermata è un fatto. Cresce come brand, come capitale umano, come identità sociale e commerciale, in Italia e nel mondo. Dall’anno prossimo crescerà anche la capacità produttiva, grazie a un importante ampliamento dello stabilimento.

La trasformazione digitale sta rimodellando – ormai da qualche anno – mercati e settori produttivi. Questo è un fatto. Nell’era digitale, per competere efficacemente, è necessario reinventare i modelli operativi. Questo è un altro fatto. In Chimiver l’hanno capito bene, così come hanno capito che l’immobilità è il più grosso pericolo che le imprese oggi rischiano di correre se la struttura non si adegua alle nuove sfide. E allora che fare? Sperimentare tanto e muoversi velocemente. Spostarsi dal prodotto al servizio. E poi comunicare, essere in contatto continuo con l’interno e con l’esterno, per dare all’innovazione una dimensione concreta: perché la vera innovazione consiste nel saper tradurre le idee in fatti, ma soprattutto diffonderle, comunicarle. Facile a dirsi, ma come si attua? “Negli ultimi anni abbiamo puntato molto sulla comunicazione – ci spiega Oscar Panseri, consigliere delegato Chimiver insieme al fratello Nevio. Non a caso abbiamo un ufficio marketing e comunicazione che lavora incessantemente e che impegna attualmente quattro persone: gli aspetti di cui ci occupiamo sono davvero tantissimi, dagli studi di mercato alle campagne pubblicitarie, dagli eventi alla gestione della comunicazione con i clienti fino ai progetti customizzati, al private label”.

È corretto dire che Chimiver oggi, a oltre cinquant’anni dalla nascita, è un’azienda di servizi, non più di prodotti?

È parzialmente corretto. Oggi l’eccellenza del prodotto la diamo per scontata, oggi ci concentriamo sui clienti in quanto persone, che hanno necessità, gusti e caratteri differenti: il nostro compito è rendere la loro esperienza con il marchio Chimiver la migliore possibile. Ma anche la definizione ‘azienda di servizi’ mi va un po’ stretta: siamo un’azienda di servizi veloci. Perché il mondo va veloce e le aspettative del cliente sono altissime. La rivoluzione digitale ha trasformato l’industria, i servizi e le relazioni tra consumatori e imprese. Oggi il cliente si aspetta tutto alla velocità di un clic, di un tap. Facciamo tutto con gli smartphone… Io ci faccio anche il caffè, basta che lo avvicini al distributore dell’ufficio e lui mi riconosce e mi propone il mio caffè senza zucchero e macchiato, il primo della mattina. Insomma, stiamo costruendo un’azienda in grado di offrire al cliente dei servizi ad alto valore aggiunto, velocità compresa“.

Non si rischia, in questo modo, di banalizzare il prodotto?

No. O meglio, il rischio potrebbe esserci, il nostro segreto è trovare del tempo di qualità per dialogare con il cliente, che non è un chimico, ma uno stimatissimo utilizzatore di prodotti chimici, e fa un mestiere difficilissimo, perché è spesso in ginocchio, per far toccare con mano la qualità e le performance tecniche dei nostri prodotti. Soprattutto nel caso delle colle, il valore aggiunto del prodotto non sempre è tangibile, lo diventa nel momento in cui siamo in grado di mostrare al cliente il percorso che porta al prodotto finito: da quando nasce in laboratorio, alla produzione fino al confezionamento. Se c’è trasparenza nella comunicazione al cliente, se si costruisce un rapporto che duri nel tempo, e sia quindi svincolato da offerte commerciali interessanti ma a spot, la qualità viene a galla“.

Questa politica sta pagando?

Questo approccio al mercato non nasce oggi, è il frutto di un lavoro impostato dieci anni fa, che continuerà sicuramente anche nel prossimo decennio, senza poi porre dei limiti di tempo. Che Chimiver stia crescendo è un fatto. Sta crescendo come brand, come capitale umano, a oggi ci sono 70 persone impiegate in azienda, come identità sociale e commerciale, in Italia e nel mondo. E stiamo crescendo fisicamente, stiamo preparando l’azienda del futuro“.

Ci spiega meglio?

Ci stiamo attrezzando per diventare a tutti gli effetti un’Industria 4.0, dal punto di vista dell’automazione e della sicurezza. A inizio del 2019 partiranno finalmente i lavori per l’ampliamento della struttura, un investimento importante che ci porterà, entro fine anno, ad avere due reparti produttivi nuovi, uno dedicato alle vernici all’acqua e il secondo ai prodotti per la manutenzione. Avremo poi una nuova area dedicata al magazzino materie prime, un parco esterno con sei cisterne per lo stoccaggio. A lavori ultimati, dovremo usare la biciletta per spostarci, perché l’area raggiungerà i 13.500 metri quadrati calpestabili, in alcune zone dislocati su due livelli. L’ampliamento avrà un impatto ambientale minimo, i nuovi capannoni saranno quasi invisibili, immersi nella collina retrostante, e naturalmente proseguirà il concetto di giardino verticale che stiamo già utilizzando e che negli anni ci ha portato un notevole risparmio energetico, con scambi termici quasi inesistenti, sia in inverno che in estate“.

Insomma, Chimiver cresce… In tutti i sensi!

Diciamo che il mondo dell’edilizia negli ultimi anni si è trasformato pesantemente e noi abbiamo dovuto trasformarci di conseguenza. Oggi il 15% del nostro volume d’affari è generato da linee ‘alternative’: le resine, i resilienti, l’outdoor, la manutenzione. Oggi siamo un partner a 360 gradi per il nostro cliente perché gli offriamo un portafoglio prodotti davvero ampio. Chiaro, il nostro core business è il parquet e sempre lo rimarrà. Nel mondo siamo cresciuti, e continuiamo a crescere, grazie al parquet, ma non potevamo stare fermi. È il mercato che ci ha chiesto questo ampliamento di gamma. Il risvolto positivo di tutto ciò è che a una crescita di fatturato si è affiancata una crescita professionale di tutta la società, in un modo anche inaspettato. E poi un rinnovato entusiasmo“.

E torniamo al ruolo delle persone, al capitale umano.

La cosa che più mi ha stupito è l’entusiasmo, la voglia di fare, probabilmente legata al fatto di potersi mettere in gioco, cimentandosi con qualcosa di nuovo. Come approcciare un posatore lo sappiamo, da sempre. Come appoggiare un’attività produttrice di pavimenti in legno o un rivenditore lo sappiamo. Aprirsi a queste nuove linee ha fatto crescere professionalmente tutto il sistema, obbligandolo a confrontarsi con mondi vicini ma totalmente diversi. Portare a casa il risultato in mondi diversi, nuovi, crea entusiasmo… E l’entusiasmo è contagioso“.

Come ci riesce? Qual è il suo segreto?

Mai sentirsi arrivati e sfornare nuove idee tutti i giorni. Io sono un generatore quotidiano di idee, le sforno di giorno e di notte, non stacco praticamente mai: la notte mi sveglio e mi mando le mail per non dimenticarmi quello che ho pensato (ride, ndr). L’esperienza alla presidenza del gruppo Chimici Confindustria Bergamo mi sta stimolando molto in questo senso, il dialogo aperto con gli imprenditori è un valore aggiunto importante. Poi, certo, bisogna avere la capacità di tradurre le idee in azioni concrete. E l’umiltà di confrontarsi, con tutti“.

Tutte doti che a Panseri non mancano.