Quanto è sostenibile la filiera del legnoarredo in Italia?


Presentata la survey che fotografa la filiera e il decalogo che traccia la roadmap dei prossimi anni verso la transizione ecologica.

Analizzare il posizionamento delle imprese per mettere a sistema l’impegno profuso in questi anni, con l’obiettivo di guidare al meglio delle possibilità il processo di transizione green. È questo il punto di partenza del percorso intrapreso da FederlegnoArredo per affrontare la sfida della sostenibilità, che ha trovato una prima sintesi nella surveyLegnoarredo italiano nella transizione ecologica“, fotografia del settore realizzata in collaborazione con la Fondazione Symbola e presentata nel corso dell’assemblea annuale della federazione.

I dati restituiscono l’istantanea di una filiera che, in un’ottica di economia circolare, è già tra le più avanzate in Europa, fregiandosi di comportamenti virtuosi, ma non sempre sistematizzati. Mappare i percorsi avviati dalle imprese, dalla catena di approvvigionamento ai processi produttivi, dalla progettazione al fine vita dei prodotti, è il primo passo per tracciare la roadmap del comparto verso la transizione ecologica e trasformare le sfide ambientali in opportunità di crescita.

Abbiamo voluto prima guardarci allo specchio, con un approccio molto pragmatico che ci aiuti a mettere a fuoco i nostri punti di forza e quelli su cui dobbiamo lavorare di più, ma nella piena consapevolezza che indietro non si torna – ha spiegato durante l’assemblea il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin, che proprio della sostenibilità ha fatto uno dei punti chiave del suo mandato –. Se la sostenibilità è già al centro di una filiera integrata verticalmente come quella del legno-arredo, la transizione ecologica rappresenta per le singole aziende una svolta epocale. Non cogliere l’opportunità significherebbe autoescludersi dal mercato e le associazioni di categoria hanno un ruolo centrale in tal senso, per accompagnare tutti gli attori, specialmente le aziende più piccole, verso un modello pienamente sostenibile e circolare. FederlegnoArredo ha colto questo bisogno e, attraverso un’opera di condivisione, lo ha concretizzato in un decalogo che presentiamo oggi: dieci obiettivi che la filiera intende perseguire, con l’ambizione di diventare una voce autorevole sul tema e fornendo una guida agli operatori del settore. A inizio 2022 verranno poi esplicitate e articolate le famiglie di azioni da intraprendere e gli indicatori di avanzamento con cui monitorare il percorso in atto, per arrivare nei prossimi cinque anni a poter dire, numeri alla mano, che abbiamo davvero posto la sostenibilità al centro del nostro operato. FederlegnoArredo ha il dovere e il privilegio di fare la differenza“.

Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro come è scritto nel Manifesto di Assisi – ha aggiunto il presidente di Fondazione Symbola, Ermete Realacci. È anche questa la posta in gioco nella COP26. FederlegnoArredo, con cui la Fondazione Symbola collabora da tempo sui temi della qualità, del design e dell’economia circolare, è un esempio del mix vincente di tradizione e ricerca, innovazione e bellezza che rendono unici i nostri prodotti. L’industria legnoarredo italiana è terza a livello internazionale e come si legge in ‘Italia 10 selfie’, elaborato dalla Fondazione Symbola, è prima in Europa in economia circolare e produce meno emissioni climalteranti degli altri grandi paesi Ue: 26 Kg ogni mille euro di produzione, a fronte dei 43 della Germania, dei 49 francesi, degli 79 britannici e degli oltre 200 spagnoli. Inoltre la quasi totalità della produzione italiana di pannelli truciolari è fatta interamente con legno riciclato. Ci sono tutte le condizioni per essere protagonista nella sfida aperta dalla UE e dai grandi Paesi del mondo per l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050 partendo da una tradizione consolidata“.

Riciclo, risorse, progettazione, efficientamento dei processi, capitale umano. La survey per punti

Attenzione al ciclo di vita dei prodotti con l’obiettivo di allungarne la durata e conseguentemente la sostenibilità; valorizzazione delle materie prime sostenibili; approccio progettuale esteso al sistema produttivo e all’ecodesign; recupero di materia ed energia, con riferimento sia all’attività produttiva vera e propria che ai prodotti stessi ed estensione delle certificazioni intese come spinta verso la sostenibilità.

Sono questi i punti chiave lungo i quali si snoda la survey realizzata su un campione rappresentativo di tutte le componenti della filiera, da monte a valle, ovvero dalla materia prima al prodotto finito. Si tratta prevalentemente di Pmi fortemente votate all’export e dalla lunga tradizione: due terzi esistono da più di 30 anni e un terzo da più di 50 anni.

Dai risultati si evince prima di tutto che il 67% delle imprese usa materie prime o semilavorati realizzati con materiali riciclati, una su quattro in percentuale superiore al 25%. L’81% del campione impiega legno prodotto in modo sostenibile, quota che sale all’89% se si considerano le realtà del legno.

Il mondo del legnoarredo sperimenta nuovi materiali, con sempre più frequenti collaborazioni con gli istituti di ricerca, e lavora integrando i principi della sostenibilità ambientale con quelli estetico-funzionali tipici del design.

Per quanto riguarda la fase di progettazione – che contribuisce a stabilire fino all’80% degli impatti ambientali nel ciclo di vita del prodotto – si evidenzia che circa il 50% delle imprese considera fondamentale la riduzione degli imballaggi, la riciclabilità dei prodotti e l’efficienza energetica, mentre un terzo considera nella medesima fase criteri tipici dell’economia circolare quali riparabilità e riuso.

Sul fronte dei processi produttivi, il 64% delle imprese ha implementato interventi di efficientamento, due terzi dei quali hanno portato a una riduzione degli scarti di produzione, e più della metà delle case interpellate afferma di riutilizzare gli scarti interni o esterni. Il 44% ha attivato, negli ultimi 3 anni, meccanismi di riduzione dei consumi idrici, incluso il riutilizzo delle acque di processo.

In tema di certificazioni, il 60% delle aziende possiede la ISO 9001, seguite dalle certificazioni FSC, PEFC e ISO 1401. 

Il 60% si approvvigiona inoltre da fonti energetiche rinnovabili e il 40% arriva a coprire almeno la metà del proprio fabbisogno con energia rinnovabile. Il 56% delle imprese dichiara anche di scegliere i fornitori attraverso criteri di valutazione che tengono conto degli aspetti ambientali, e il 74% delle intervistate si approvvigiona, almeno in parte, di materie prime locali, in un’ottica di filiera corta. Uno dei punti strategici per l’implementazione di queste politiche aziendali è la formazione di figure professionali dedicate, e sul piano del capitale umano un’azienda su tre dichiara di avere un responsabile ambientale designato. Complessivamente, le realtà più grandi tendono a essere più efficienti.

All’assemblea di FederlegnoArredo (“Ripartiamo insieme. Anticipiamo il futuro”), che si è svolta a Milano lo scorso 3 novembre, sono intervenuti la presidente di Assarredo, Maria Porro, il presidente di Assopannelli, Paolo Fantoni, Ermete Realacci, presidente di Symbola, Domenico Sturabotti, direttore di Symbola, e Fabio Zardini, country manager Italia Patagonia. Tema centrale dei lavori e della tavola rotonda, la transizione green come cuore dell’azione della federazione.

La grande partecipazione delle aziende al MiCo, per la prima assemblea in presenza dopo due anni di incontri virtuali, conferma quanto la sostenibilità a 360 gradi sia percepita come fattore decisivo. Non solo come scelta valoriale che ben si inserisce nei desiderata dei consumatori, ma anche come visione in rappresentanza di un importante volano competitivo nel contesto internazionale. FederlegnoArredo ha già un grande potenziale da mettere a sistema, introducendo un cambio radicale e unitario di programma e di paradigma.

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