Interno pugliese


Un appartamento su più livelli, una sorta di casa-museo con un carattere molto personale, pensato per vivere, lavorare e ospitare amici e colleghi. Fiore all’occhiello un pavimento in legno ‘su misura’, realizzato da un’azienda… con una storia da raccontare.

Gravina Parquet è nata 29 anni fa in Puglia, dove i quattro soci fondatori (Giovanni Caruso, i fratelli Michele e Giovanni Giorgio e Rino Varone) lavoravano come parchettisti per un’impresa locale. Si tratta di quattro giovani professionisti un po’ fuori dal comune: motivati, competenti, grandi amanti del proprio lavoro, ma soprattutto desiderosi di assumersi la responsabilità, e quindi il rischio, delle proprie idee e delle proprie scelte. Così, dopo dieci anni o poco più come dipendenti, arriva il grande passo, la decisione di fondare una società tutta loro e di occuparsi in prima persona della posa in opera… Ma non solo.

È nato tutto un po’ per gioco – mi racconta Michele Giorgio, uno dei quattro – quando ci siamo staccati dal nostro titolare non volevamo proprio fondare una società, ma a poco a poco ci siamo resi conto di essere davvero affiatati: avevamo lavorato tanto insieme! E così ci siamo lanciati in questa avventura. Siamo partiti con un piccolissimo showroom in centro città a Gravina in Puglia, veramente piccolo, appena 27 mq e questo è stato da subito il nostro punto di forza”.

Perché partire subito con uno showroom?

In città praticamente non ce n’erano e noi volevamo mostrare ciò che sapevamo fare e ciò che potevamo proporre alla clientela. Anche perché, da subito, abbiamo scelto di non offrire il solo servizio di posa in opera, ma di posare esclusivamente pavimenti nostri, prodotti o rivenduti da noi. A quell’epoca si stava passando dal legno massello al prefinito e noi decidemmo all’istante di sposare la causa del parquet ‘tecnologico’… Alcuni colleghi ci davano dei matti, ma il tempo ha dimostrato che la scelta era quella giusta. A poco a poco lo showroom è iniziato ad andarci stretto, così ci siamo allargati, prima con un magazzino, poi un deposito e con gli anni una struttura unica, di tremila metri quadrati, un grande stabilimento diviso in tre aree: deposito e magazzino, laboratorio di trasformazione e produzione, perché facciamo da sempre personalizzazioni di ogni genere sui pavimenti, e showroom“.

Ne avete fatta di strada…

Sì, oggi il nostro gruppo oggi è composto all’incirca da 40 persone e, nei casi di bisogno, utilizziamo anche squadre esterne. Abbiamo sette marchi di pavimenti che rivendiamo come ‘prodotto finito’, ma per i quali facciamo anche personalizzazioni, nei nostri laboratori. Allo stesso tempo posiamo pavimenti di nostra produzione, come gli stampati o le cementine. Con il tempo nei nostri laboratori abbiamo cominciato a realizzare anche boiserie, rivestimenti a parete, gradini fino ad arrivare ai piani per tavoli, dei veri pezzi d’arte lunghi 6, 7, anche 10 metri e larghi più di un metro 1 metro. Insomma, ci siamo evoluti e lo abbiamo fatto anche dal punto di vista della mentalità, della sensibilità ambientale: lavoriamo ormai da diversi anni solamente con soluzioni zero solventi e abbiamo trasformato quasi tutta la linea di produzione in pavimenti oliati. Dimenticavo, nei nostri showroom rivendiamo anche materiali tecnici, WPC, SPC, LVT …“.

Nostri?

Parlo al plurale perché nel frattempo, oltre allo showroom di Gravina, ne abbiamo aperto uno a Bari e stiamo per aprirne un terzo, penso entro la fine di quest’anno, a Bisceglie“.

I lavori che vi piacciono di più?

Abbiamo una serie di belle collaborazioni con studi di architettura importanti e anche con diverse imprese, tutte realtà che hanno bisogno di strutture organizzate come la nostra per la gestione dei cantieri, in Italia, ma anche all’estero. Non facciamo tutto ciò che ci capita sotto tiro, ci stuzzicano i lavori più particolari. Nel nostro staff ci sono artigiani veramente bravi e noi… Li facciamo divertire un po’. In questo momento, per esempio, ci stiamo occupando del restauro del Teatro Kursaal Santa Lucia, che si trova in uno dei palazzi più belli realizzati a Bari, in stile tardo Liberty. Stiamo incollando i pavimenti su una struttura tecnologica veramente molto avanzata, con una serie di piani di metallo che si alzano e si abbassano, mascherando le sedie, usiamo sistemi di posa di tipo navale. Anche l’appartamento ‘concreto’, ritratto nelle foto, ci ha dato grandi soddisfazioni, perché ci ha permesso di personalizzare ogni singola doga“.

Un appartamento su misura

Ce lo racconti?

Volentieri, ci tengo molto e lo ricordo benissimo sia perché l’ho seguito personalmente sia perché si tratta di un lavoro che abbiamo seguito insieme un architetto con cui collaboriamo da tempo, Serena Matarrese, dello studio Matarrese di Bari, che ha voluto chiamare l’appartamento Casa Concreta. Una casa davvero bella, su due livelli, nel centro di Canosa. La proprietaria, oltre a essere un architetto, è una cultrice del bello, quindi la sfida era grande, anche perché è stato scelto un materiale particolare, fuori produzione. Come dicevo prima, ci piace sperimentare e in questo caso abbiamo potuto sbizzarrirci. La proprietà, infatti, ha optato per un parquet Listone Giordano, ma al tempo stesso ha espresso il desiderio di avere un pavimento molto ‘scavato’ e ‘resinato’. Detto, fatto. In laboratorio abbiamo lavorato le tavole, 120 metri quadrati circa, prima spazzolandolo, poi resinandolo, per ottenere l’effetto materico desiderato, infine abbiamo ultimato il parquet con una finitura naturale ad altissima resistenza. Insomma, tutto il pavimento è stato personalizzato per l’architetto. Non è tutto, abbiamo realizzato due scale, una in legno e l’altra in microcemento, e poi la boiserie. Ci siamo occupati anche delle porte, che in realtà non abbiamo realizzato noi, ma un bravo ebanista, per le quali abbiamo fornito la materia prima: le tavole di parquet ‘rimodellate’, le stesse utilizzate per il pavimento. Tirando le somme, ciò che mi è piaciuto di più di questo lavoro è stato poter lavorare fianco a fianco con l’architetto, aver contribuito a creare l’armonia dell’insieme e a rendere ‘reale’ un’idea, un progetto“.

La parola all’architetto

Qual è l’idea dietro al progetto Casa Concreta e perché questo nome?

L’idea era quella di far dialogare tra loro materiali molto grezzi e concreti nella loro struttura e nella loro composizione, come il legno, il cemento e il ferro, e al tempo stesso di renderli eleganti e assolutamente moderni e contemporanei. La casa nasce concettualmente come una sorta di casa museo, perché al suo interno ci sono alcuni oggetti cult di modernariato, alcuni dei quali sono pezzi unici, principalmente degli anni ’80 e ’90, del periodo Memphis. Provengono dalla collezione di famiglia del proprietario, alcuni pezzi sono stati acquistati nel corso degli anni, altri gli sono stati regalati dagli stessi artisti. Come il tavolo da pranzo di Casigliani, ce ne sono pochissimi pezzi nel mondo, oppure le sedie di Michele De Lucchi, i primi prototipi, realizzati nel 1980, di un modello ancora in produzione. O ancora le sedie di Philippe Starck realizzate in alluminio, anch’esse uniche, oggi sono realizzate in legno e in alluminio. Insomma, legno, ferro e cemento dovevano fare da ‘sfondo’, ma anche esaltare queste opere d’arte. Mi piaceva l’idea del dialogo tra materiali grezzi e oggetti d’arte. E poi è una casa ecologica, completamente riscaldata elettricamente, non abbiamo gas, solamente elettricità, abbiamo un impianto solare-termico“.

Ci dice due parole in più sui materiali?

Parto dal parquet, un’edizione limitata di Listone Giordano che voleva risultare ‘grezza’, naturale e che è riuscita a rendere caldo e raffinato tutto l’ambiente. Poi c’è il cemento, anch’esso spesso lasciato grezzo, come nel caso di una scala, dei pilastri, di alcuni muri. Infine c’è il ferro, utilizzato per la cucina, disegnata su misura, e per l’ingresso, dove abbiamo lasciato degli elementi tubolari in ferro grezzo, in parte anche arrugginiti, volutamente. Insomma, abbiamo voluto mettere insieme questi materiali concreti, quasi industriali, materiali che amo particolarmente e che utilizzo spesso nei miei progetti, per creare un ambiente che è tutt’altro che industriale. È caldo, elegante. È l’espressione della mia concezione del bello“.

L’architetto: Serena Matarrese

Figlia d’arte, Serena Matarrese si è laureata, 12 anni fa, all’Accademia di Architettura di Mendrisio fondata da Mario Botta. Una volta laureata, ha iniziato a lavorare insieme al padre, Giuseppe Matarrese, a Canosa di Puglia. Lo studio Architetti Matarrese & Associati si occupa di architettura a 360 gradi: dal design al restauro, fino all’urbanistica, dai masterplan all’oggetto di design.

di Federica Fiorellini