Oscar Panseri: “Io faccio la mia parte”


L’intervista a Oscar Panseri, AD Chimiver: “Io faccio la mia parte” (non solo per la mia azienda, ma per il sistema. lo considero un dovere morale)”

Partiamo dal nuovo incarico: il 31 marzo scorso Oscar Panseri, amministratore delegato di Chimiver Panseri (e già presidente del gruppo Chimici di Confindustria Bergamo) è stato eletto presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Bergamo per il quadriennio 2022-2026. Un incarico importante, che significa rappresentare 765 imprese, per 21.000 addetti. Imprese che, a loro volta, rappresentano l’82% degli iscritti a Confindustria Bergamo… “anche se il restante 18% fa la differenza per numero di addetti e dunque per numero di voti”, precisa Panseri. In questa lunga chiacchierata l’imprenditore di Pontida ci racconta il suo mondo (la chimica), la sua azienda (Chimiver) e il suo approccio al lavoro. In quattro parole? Lungimiranza, resilienza, velocità e fantasia.
Spoiler: si parla anche di api

di Federica Fiorellini

Partiamo dal nuovo incarico? È sicuramente una bella responsabilità…
Una bella responsabilità e una sfida importante, che ho accettato non senza remore iniziali: confesso di essere stato ‘spinto’ a raccoglierla sia dall’alto che dal basso di Confindustria, associazione per la quale ho ricoperto negli anni ruoli diversi e via via più importanti e che ha caldeggiato da subito la mia candidatura.

Hai parlato di remore…
L’impegno richiesto da Confindustria è grande, come importanti sono le responsabilità nei confronti della mia azienda, soprattutto in questa fase delicata: avevo bisogno di capire come riorganizzare il mio tempo. La mia grande fortuna è quella di aver un fratello che mi può sostituire al bisogno (e l’ha sempre fatto): sia mio fratello Nevio sia la mia famiglia (alla quale necessariamente avrei portato via del tempo) mi hanno spinto ad accettare, mi hanno appoggiato da subito e questo ha fatto sì che sciogliessi le riserve.

Perché l’associazione… Non ne avevi abbastanza della tua azienda?
Siamo in un momento di cambiamenti epocali a livello globale, che toccano tutti gli aspetti della nostra vita, a tutti i livelli, anche e soprattutto sociali; siamo nel mezzo della transizione ecologica: la sostenibilità e l’economia circolare sono le sfide che il mondo ha raccolto e in queste sfide la chimica è fondamentale. Ho pensato fosse importante portare in Confindustria la mia esperienza da chimico, esperienza che, del resto, ha avuto un peso notevole nella mia elezione: non è un caso che dopo tanti anni, grazie alla mia figura, alla presidenza del Comitato Piccola Industria ci sia un’azienda chimica (che attualmente pesa per il 7% sul totale delle aziende associate) e non meccatronica. Sento molto la responsabilità di diffondere nella società una cultura nuova nell’approccio e nella gestione dell’ambiente.
L’agenda ONU 2030 e i piani aggiornati in materia di clima hanno dato spazio a un aumento della temperatura di due gradi e mezzo. Ci resta ancora mezzo grado: aumenti superiori produrranno effetti critici per la natura e le persone, oltre a costi enormi per l’economia. Credo che noi imprenditori abbiamo l’obbligo di accelerare e mettere in campo tutte le azioni per tutelare il sistema ambiente.

La guerra in Ucraina come si inserisce in tutto ciò, non rischia di vanificare molti sforzi?
Dal mio punto di vista la guerra può essere vista come un passo indietro, ma anche come un’accelerata, basti pensare alla nuova rincorsa alle rinnovabili, alla maggiore velocità con cui la macchina burocratica rilascia permessi nella direzione della creazione di energia pulita, ai nuovi finanziamenti.

Tornando al tuo nuovo ruolo, quale dovrebbe essere il ruolo della chimica oggi?
La chimica è strategica per perseguire con successo la transizione ecologica e gli obiettivi del Green Deal europeo e ha il compito di studiare tutto quello che può rendere più sostenibile il nostro sistema: dalla ricerca di materie prime da fonti rinnovabili a quella di processi produttivi meno inquinanti, con l’obiettivo ultimo di alimentare un circuito virtuoso tra ambiente, crescita e benessere, ricordando sempre che la sostenibilità deve poggiare su tre pilastri: prima l’aspetto economico (un processo non può essere sostenibile se non è economico), poi sociale e ambientale.

Pensando a Chimiver, come si traduce tutto ciò: dove sta andando la ricerca in questo momento? E su quali aspetti vi state concentrando di più?
Da oltre due anni a questa parte stiamo diffondendo la cultura della sostenibilità all’interno e all’esterno dell’azienda e lo facciamo pur non avendo obblighi di legge, un processo che sfocerà, nel 2023, con la pubblicazione del nostro primo bilancio di sostenibilità, certificato. Ogni passo che facciamo, ogni decisione che portiamo avanti, in tutti i reparti aziendali e sotto tutti gli aspetti, deve essere in linea con i tre pilastri della sostenibilità. Ma proprio tutti. Sto pensando alla mobilità come all’acqua che beviamo negli uffici, alle formule dei prodotti come al packaging. Sugli imballi in particolare siamo molto avanti.

Ci spieghi meglio?
Se ieri siamo stati la prima azienda in Italia del nostro settore a utilizzare imballi in plastica 100% riciclata e certificata, risparmiando tonnellate e tonnellate di granulo vergine, oggi siamo la prima azienda in Italia del nostro settore che, per gli imballi standard dei collanti bicomponenti, passa da 10 (A+B) a 12 chili e mezzo (A+B), con vantaggi enormi: oltre il 15% di plastica in meno, il 20% in meno di imballi in circolazione, il 20% in meno di ‘sforzo’ dell’operatore (per fermarsi e miscelare il prodotto), una riduzione del costo – e delle emissioni – dei trasporti (i camion, a parità di pallet, trasportano più prodotto). Siamo i primi, ma mi auguro che ci seguano anche gli altri.
Il nostro mercato ha accolto positivamente la scelta e noi ci sentiamo in dovere di accompagnare il cliente nel cambiamento, saperlo motivare e spiegare.

La guerra, il caro energia, le materie prime che scarseggiano: come sta impattando sul nostro settore (e su Chimiver) tutto questo?
Impatta e non poco, tanto che abbiamo creato nuovi ruoli in azienda per individuare il più velocemente possibile le soluzioni e le disponibilità di mercato per portare avanti il nostro lavoro al meglio. Penso in particolare alla ricerca (in collaborazione con la nostra supply chain) di materie prime che possano essere dichiarate e certificate ‘sostenibili’. Ci stiamo preparando per i nuovi scenari nei tempi più brevi possibili, non possiamo stare fermi, anche perché l’Europa sta accelerando fortemente. Avremo molti più vincoli in futuro. Quanto alla guerra nello specifico, certo, un segno in Chimiver lo lascia, se consideriamo che sia Russia che Ucraina per noi sono due mercati importanti, storico il primo e in forte crescita il secondo, ma l’impatto lo vedremo nel secondo semestre. A oggi, nonostante tutto, posso dire che Chimiver è in forte crescita, in linea con l’altrettanto forte crescita del 2021, non solo in valore, ma anche nei volumi, a livello nazionale e fuori dai confini. Le preoccupazioni ci sono, ma abbiamo imparato a gestirle.

Come?
Abbiamo imparato a essere resilienti, ad affrontare i momenti difficili mettendo in campo azioni adatte a contenerli e superarli. Io dico sempre che quello che facciamo oggi è già vecchio e quello che fanno tutti è banale. Ci vogliono velocità, resilienza e fantasia. Ci vuole l’aiuto di tutti, per mettere a punto e ottimizzare le idee e gli spunti iniziali.

C’è qualcosa di nuovo che bolle in pentola in questo momento?
Eccome. Abbiamo creato, unici in Italia, una linea di prodotti per l’industria del parquet con foto- indurimento a tecnologia LED. Mi spiego meglio: le lampade storiche UV per l’indurimento del prodotto (al gallio e al mercurio) possono essere sostituite con lampade LED, che hanno un consumo energetico trenta volte inferiore. È da cinque anni che studiamo questi prodotti, ma se fino allo scorso anno dovevamo provocare la domanda con l’offerta, oggi è l’esatto contrario, siamo subissati di richieste. Oltre all’olio a indurimento LED, già a catalogo, la nostra offerta si comporrà anche di vernici all’acqua a indurimento LED. I verniciatori, utilizzando la nostra tecnologia, dovranno investire nella sostituzione del pacco lampade o nella creazione di nuove linee, finanziamenti che però si ripagano, visto il risparmio energetico che generano, oltre a essere finanziabili dal pnrr. La seconda novità è rivolta al posatore ed è una piccola macchina LED ‘portatile’ firmata Chimiver per il foto-indurimento della vernice all’acqua. Il vantaggio è la velocità, oltre al risparmio energetico. Partiremo con la formula ‘rent’, poi si vedrà.
E poi ci sono le api!

Le api?
Abbiamo messo a punto un olio ceroso per la protezione di pavimenti e superfici in legno, che utilizza solo cera d’api europea e che sostiene – attraverso una serie di donazioni – l’organizzazione europea dell’apicoltura BeeLife. Le api giocano un ruolo essenziale negli ecosistemi, con questa piccola azione vogliamo essere parte attiva nella costruzione di un futuro migliore per le prossime generazioni.

Per chiudere, in due parole, il segreto del tuo successo?
Tanto impegno, un’organizzazione orizzontale e collaboratori validi, che oggi sono l’azienda, io e mio fratello Nevio la rappresentiamo.