Come faremmo senza alberi?


Un viaggio alla scoperta dell’enorme valore culturale delle piante, del prezioso ruolo che rivestono per la nostra salute e il nostro benessere e della loro funzione nella lotta al cambiamento climatico.

Ogni anno vengono abbattuti 15 bilioni di alberi, per motivi industriali e di occupazione del territorio, ma gli effetti negativi sulla nostra salute di questa deforestazione globale sono noti soltanto in parte.

Stoccaggio del carbonio e conservazione del suolo, regolazione del ciclo idrico nel terreno: l’attività degli alberi non si ferma qui. I vegetali sostengono i nostri sistemi alimentari e sono “case” per innumerevoli specie animali, compresa la nostra, fornendoci, tra le altre cose, materiale da costruzione.

Le foreste sono l’ancora di salvezza del nostro mondo, senza di loro, perdiamo funzioni straordinarie ed essenziali per la vita sulla Terra”, sostiene Meg Lowman, direttrice della Tree Foundation, un’organizzazione americana no-profit dedicata ad attività di ricerca, studio e formazione sugli alberi. Eppure, da quando è iniziata l’antropizzazione del mondo – cioè da quando l’uomo ha iniziato a praticare l’agricoltura – il numero di alberi è diminuito del 46%.

Magneti di biodiversità

Nel 2018 è stato scoperto che anche un singolo albero isolato in una zona aperta può agire come “magnete” di biodiversità, cioè può attrarre e fornire risorse per molti animali e piante. Gli alberi mediano il ciclo dell’acqua: raccolgono l’acqua dal suolo e la liberano in atmosfera, dopo averla trasformata da liquido a vapore. In questo modo, le foreste contribuiscono alla formazione di nubi e quindi di precipitazioni.

Gli alberi possono anche scongiurare il pericolo inondazioni – intrappolando l’acqua in eccesso – e tutelare la sopravvivenza delle comunità costiere dall’azione delle tempeste. Le loro radici rendono la struttura del terreno stabile e parallelamente aiutano le comunità che lo popolano a prosperare.

Il “climatizzatore” del mondo

Senza alberi, le aree un tempo boschive diventerebbero aride e più soggette a siccità estreme: le inondazioni che potrebbero colpire queste zone avrebbero effetti disastrosi, vista la fragilità del suolo.

La presenza di copertura verde comporta anche un effetto di raffreddamento localizzato. Gli alberi – che forniscono l’ombra necessaria a mantenere costante la temperatura del suolo – assorbono il calore piuttosto che rifletterlo. Nel processo di evapotraspirazione, canalizzano l’energia delle radiazioni solari in acqua liquida e poi vapore. Senza tutte queste attività di raffreddamento, la maggior parte dei luoghi deforestati o disboscati subirebbe un drastico aumento delle temperatura.

La lotta al cambiamento climatico

Gli alberi, come ben sappiamo, sono anche alleati nella lotta al cambiamento climatico. Il loro contributo è quello di immagazzinare il carbonio nei tronchi e rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera.

La deforestazione comporta il 13% delle emissioni globali di carbonio, secondo la relazione dell’IPCC. In un mondo completamente deforestato, gli ecosistemi precedentemente boschivi diventerebbero una ulteriore fonte di emissione di anidride carbonica nell’atmosfera.

Aumento delle temperature, interruzione del ciclo dell’acqua e perdita di ombra avrebbero effetti gravissimi soprattutto sugli 1,6 miliardi di persone che attualmente dipendono direttamente dalle foreste per il loro sostentamento.

Salute e benessere

Gli alberi puliscono l’aria assorbendo inquinanti e intrappolando particelle nelle foglie, nei rami e nei tronchi. In assenza di vegetali potremmo assistere allo sviluppo di epidemie di malattie rare, trasferite da specie animali con cui normalmente non entriamo in contatto. Un’improvvisa perdita di foresta comporterebbe un picco temporaneo nella nostra esposizione alle infezioni trasmesse direttamente o indirettamente da animali.

Come ho scritto più volte, poi, camminare immersi nella natura aiuta a ridurre lo stress, aumentare i livelli energetici e migliorare la qualità del sonno. Ricordo che il “bagno di foresta” è una prescrizione medica in Giappone, una pratica che risale agli anni ’80, epoca in cui il governo ha iniziato a notare gli effetti negativi del boom tecnologico sulla popolazione cittadina, tra cui depressione, difficoltà di concentrazione, malessere e dolori. Il bagno di foresta, se praticato con una certa regolarità, è in grado di portare grandi benefici all’intera funzione immunitaria.

Il valore culturale degli alberi

La perdita di alberi avrebbe ripercussioni anche sul piano culturale. Basta pensare alla loro presenza nell’arte, nella letteratura, nella poesia e nella musica. Fin dalla preistoria sono protagonisti in molte religioni animistiche e svolgono ruoli di primo piano in altre religioni praticate ancora oggi: Buddha ha raggiunto l’illuminazione dopo essersi seduto sotto l’albero di Bodhi per 49 giorni, mentre gli indù adorano gli alberi di Peepal, entità simbolo per la divinità maschile Vishnu. Nella Torah e nel Vecchio Testamento, Dio dà vita agli alberi il terzo giorno della creazione – prima ancora di animali e umani. Nella Bibbia, Gesù muore su una croce di legno.

di Fabio Braga