Dalvano Salvador, 24 anni vissuti intensamente


A tu per tu con Dalvano Salvador, un uomo che ha dedicato la sua vita ad AIPPL (più di 24 anni), associazione che dirige da 6 anni. Le decisioni difficili, i cambiamenti, le speranze per il futuro: abbiamo parlato un po’ di tutto. Con schiettezza… E coerenza, una parola che gli sta molto a cuore.

62 anni, 24 anni dei quali trascorsi in AIPPL, 6 come presidente (“È passata una vita, mamma mia”, sorride). Dalvano Salvador (“Dalvano è il nome, Salvador il cognome!”, glielo chiedono tutti) è un uomo che si è messo completamente a disposizione dei colleghi. Uno che non ha mai smesso di studiare e di aggiornarsi. Una persona schiva, di poche parole. Lo vedi di rado perdere lo staffe e quando lo fa è perché gli toccano i suoi valori, l’associazione a cui tanto ha dato e in cui tanto ha creduto e crede.
L’ho intervistato alla vigilia della scadenza del suo secondo mandato. Mi ha parlato un po’ di sé, insieme abbiamo fatto un bilancio di 24 anni… Vissuti intensamente.

Sei entrato in AIPPL esattamente 24 anni fa. In questi anni come sei cambiato tu e come è cambiato il tuo approccio alla vita associativa?

All’epoca eravamo tutti giovani, inesperti, pieni di spirito e di voglia di fare, ma anche molto ingenui. Adesso siamo – e sono – un poco più esperti, un poco più diffidenti e, sicuramente, abbiamo più volontà e più forza. Guardiamo al futuro con consapevolezza e serenità“.

Cosa ti ha dato l’esperienza da presidente?

Mi ha sicuramente insegnato ad accettare le critiche e le opinioni contrarie e a farne tesoro per migliorare. Prima prendevo i giudizi negativi con più spirito battagliero“.

Hai imparato a mediare quindi?

Diciamo di sì, ho imparato che è importante saper controllare le proprie emotività“.

E tu cosa hai dato di te all’associazione?

Penso di essere riuscito a trasmettere il concetto coerenza, una qualità che mi sta molto a cuore e che trovo sempre più rara. Coerenza con le proprie idee e i propri obiettivi: sono coerente se c’è un accordo tra quello in cui io credo e quello che faccio. Non è stato un percorso semplice, anzi. Essere coerenti vuol dire a volte farsi dei nemici“.

Quanti soci avete?

Attualmente siamo a quota 120 effettivi, senza contare i soci aggregati“.

Cosa vuol dire oggi essere un posatore di parquet, è cambiato qualcosa rispetto al ’94 o prima?

Essere un posatore di parquet oggi è molto più complicato, molto più difficile rispetto a 24 anni fa. Molte cose allora non si conoscevano, a livello di prodotti e di tecniche di installazione, spesso poi si lavorava senza conoscere le regole, e a dire il vero molte regole non c’erano ancora; anche la burocrazia – le carte e i documenti da compilare – era sicuramente a livelli molto più bassi di oggi. Insomma, questo lavoro al giorno d’oggi vuol dire non solo fare il posatore, ma fare anche il commercialista di sé stesso, l’avvocato, il ragioniere e tutta una serie di altre professionalità che bisogna comunque, anche se non completamente, conoscere per riuscire ad andare avanti nella professione. In caso contrario, le contestazioni e le problematiche sono dietro l’angolo. Sempre“.

Alla luce di queste considerazioni direi che l’esistenza di un’associazione di categoria ha senso oggi ancor più di allora…

Per far fronte alle sfide del futuro bisogna dotarsi di strumenti nuovi. Più avanti andiamo, più necessità c’è di aggregazione, di fare rete, per confrontarsi e avere un gruppo di persone su cui fare affidamento, per migliorarsi ed essere più competitivi. Ad alcuni questo termine fa paura, per tanti altri – a mio avviso i più illuminati – è indispensabile, per affrontare un futuro sempre più complicato“.

Delle nuove leve, i giovani soci, cosa ne pensi?

Ci sono parecchi soci giovani che negli ultimi anni sono entrati in AIPPL. Sicuramente hanno capito l’importanza e l’utilità di lavorare in squadra. Quello che questi ragazzi possono portare al nostro gruppo – e che stanno già portando – è uno spirito nuovo, una nuova volontà e anche nuove proposte per migliorare i nostri programmi. Questo l’abbiamo avuto con gli ultimi soci. Che sono proprio tra i più giovani“.

Si parla sempre di te come l’uomo delle norme: perché è importante per AIPPL essere in UNI?

È Pino Anzaldi che mi chiama così, ‘l’uomo delle norme’. Anni fa, quando lui era presidente e io vice, abbiamo deciso di suddividerci i compiti: io avrei dedicato il mio tempo all’approfondimento delle normative di settore… Da allora non ho mai smesso. Lo faccio perché ci credo molto. Una norma non è un semplice foglio di carta, è la nostra regola dell’arte – che prima di AIPPL non c’era. Prima si contestava di tutto e di più: non esistendo nessuna regola, chiunque poteva erigersi a giudice o avvocato e dire di tutto e di più su qualsiasi situazione di posa. Adesso con le nuove regole, con il nuovo ‘sistema di regola d’arte’, che è dato dalle normative, le cose sono un po’ cambiate. E il posatore ha molti strumenti in più per tutelarsi. A questo serve avere delle norme di settore. Io non voglio essere definito l’uomo delle regole, perché insieme a me lavorano altri soci, non sono solo. Mi piace però ricordare che le norme del nostro settore le abbiamo volute, create e scritte noi di AIPPL. Questo sì“.

Questo non va a favore solo dei tuoi soci…

Di tutto il settore. Questo inevitabilmente. Si tratta di norme nazionali, per cui tutto il settore si avvantaggia di queste regole“.

Hai voglia di parlare dell’ultimo anno di AIPPL e del passo importante che avete intrapreso in direzione dell’autonomia, con l’uscita da Federlegno? Come è andata?

Come prima cosa mi sento di ringraziare Federlegno, perché abbiamo lavorato insieme e bene per diversi anni. Sicuramente l’ingresso in una federazione così grande e strutturata ha rappresentato una crescita per noi. Forse anche loro in parte sono cresciuti, perché hanno scoperto un nuovo mondo che non conoscevano, non pensavano nemmeno esistesse. Federlegno ci ha aiutato a interfacciarci e dialogare alla pari con differenti professionalità e figure del nostro comparto, della nostra filiera. I produttori di parquet prima di tutto. Figure che in molti casi erano favorevoli, in alcuni sfavorevoli alla nostra entrata e al nostro modo di porci e di lavorare in questo settore. Comunque il nostro è sempre stato un approccio proattivo. L’uscita dalla federazione fa parte del cambiamento. Per crescere, secondo me, bisogna cambiare. Da quando siamo usciti, il gruppo si è ricompattato maggiormente. Adesso siamo sì un’associazione, ma siamo anche una compagnia, un gruppo di amici che è molto più affiatato di prima. Abbiamo trovato una nostra dimensione, forse la dimensione giusta. E abbiamo delle buone prospettive per il futuro. Detto questo, non nego che Federlegno ci ha abbia insegnato alcune cose importanti“.

C’è un obiettivo raggiunto che ti rende particolarmente orgoglioso?

La soddisfazione principale è quella di aver contribuito a migliorare il settore, lo dico senza paura di smentita, ma allo stesso tempo con modestia: siamo riusciti a migliore un pochettino questo settore. E questo è un traguardo importante – che si riallaccia al discorso della coerenza fatto prima“.

C’è qualcosa che non rifaresti?

Qualche errore legato all’inesperienza e alla giovinezza, come esprimere giudizi senza conoscere le persone. È un errore molto comune e in passato qualche volta l’ho fatto anch’io. Non lo rifarei più, è una cosa sbagliatissima“.

È una risposta un po’ generica…

Sì, è un concetto generico, ha a che fare con l’approccio, con il modo di porsi di ciascuno: la linearità, la coerenze e la capacità di non fermarsi al primo sguardo ma di andare a fondo ha molto a che fare con i nostri obiettivi e il nostro percorso in AIPPL“.

C’è qualcosa che non hai ancora fatto e ci terresti a fare?

Fino ad ora siamo riusciti a fare tutto quello che avevamo messo in programma all’inizio di ogni mandato. Per stare ancora sul generico, mi piacerebbe che AIPPL diventasse un punto di riferimento per tutto il comparto, tutto il settore. Questo sì, mi piacerebbe“.

Parli di produttori, di rivenditori…

Sì, mi piacerebbe chiudere veramente quella catena, diventare un anello di congiunzione“.

A proposito di produttori, a volte siete stati criticati perché le vostre iniziative sono sostenute da sponsor, da aziende produttrici del settore. Come ti senti di rispondere alle critiche?

Dico solo che le aziende che ci seguono e ci supportano sono convinte dal nostro operato, lo condividono. È vero, chi non fa parte della schiera dei ‘supporter’ talvolta ha sollevato delle perplessità, spesso delle critiche, ma io ringrazio anche loro, perché il confronto e lo scontro ci hanno aiutato a ottenere i risultati raggiunti, specialmente in determinati progetti molto critici. Io posso dire tranquillamente che è anche grazie alle aziende che ci hanno criticato che siamo riusciti a chiudere importanti progetti che servono a tutto il comparto, non solo ai posatori. E ci siamo riusciti con la nostra coerenza“.

A novembre scade il tuo secondo mandato: ti ricandidi?

Ho fatto per tantissimi anni il vicepresidente. Non amo le cariche e non ci tengo alla poltrona, anzi. Mi ricandiderei solo se il direttivo, i ragazzi, me lo chiedessero, se ci fossero dei problemi. Non avrei problemi a riconfermare la mia candidatura, ciò che mi preme è continuare con il percorso che è stato tracciato. Questo è fondamentale“.

C’è una persona alla quale ti senti di dire grazie?

Una persona in particolare non c’è. Ce sono tantissime: il gruppo del direttivo prima di tutti – che si è speso personalmente su tantissimi fronti, sottraendo tempo alle proprie attività – e poi i nostri soci, che con la loro forza di volontà, la loro perseveranza, la coerenza, ci hanno dato la forza per fare tutto quello che abbiamo fatto“.

Quando non lavori cosa fai?

Il poco tempo che mi resta fuori dal lavoro lo dedico alle mie due passioni: il mare e la moto (è un harleista, ndr)”.

Come chiuderesti questa chiacchierata?

Mi auguro che questo bel progetto che funziona da 24 anni possa continuare per molti anni ancora con la stessa passione e la stessa determinazione che avevamo alla nostra nascita, 24 anni fa, quando in un albergo di Milano – me lo ricordo ancora, era l’Hotel Royal, davanti alla stazione – abbiamo messo nero su bianco i nostri obiettivi. Un po’ alla volta li stiamo raggiungendo tutti. Con molta fatica, però ci arriviamo“.

In bocca al lupo.

di Federica Fiorellini